Cosa c’è dietro l’addio di Alfonso Celotto, capo di gabinetto della Casellati

Carlo Ciarri
30/01/2023

Si è dimesso il capo gabinetto della ministra delle Riforme Casellati, Alfonso Celotto: il giurista rinuncia a un maxi compenso da 200 mila euro lordi, per incomprensioni che avrebbero portato pure a una lite feroce. Non deve essere facile lavorare con l'ex presidente del Senato, che ha "divorato" sette portavoce in cinque anni.

Cosa c’è dietro l’addio di Alfonso Celotto, capo di gabinetto della Casellati

Alfonso Celotto, uno dei volti più noti del sottogoverno dell’esecutivo di Giorgia Meloni, esce di scena. Dopo poco più di 100 giorni dall’inizio dell’avventura come capo di gabinetto al ministero delle Riforme, al fianco dell’ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il costituzionalista ha presentato le dimissioni dal suo incarico.

Cosa c'è dietro l'addio di Alfonso Celotto, capo di gabinetto della Casellati
Alfonso Celotto. (Instagram)

Aveva lavorato anche con Barca e Tremonti

Professore ordinario di diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza nell’Università degli studi “Roma Tre”, già in diversi ministeri di vari colori politici (capo di gabinetto al ministero per la Coesione territoriale tra il 2011 e il 2013 con Fabrizio Barca e consigliere giuridico del ministro dell’Economia e Finanze, Giulio Tremonti), ma anche volto conosciuto in tivù, quando si tratta di spiegare temi legati alle riforme costituzionali. E proprio su questo era impegnato in questi giorni a fianco della ministra Casellati che la scorsa settimana ha concluso un primo giro di consultazioni informali con i vari gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, sulle riforme, dal presidenzialismo all’autonomia.

Cosa c'è dietro l'addio di Alfonso Celotto, capo di gabinetto della Casellati
La ministra delle Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati. (Getty)

Rinuncia a uno degli stipendi più alti del governo

Al momento, le bocche al ministero sono cucite e capire i motivi del passo indietro è complicato. Ma qualche spiffero racconta di incomprensioni e incompatibilità di vedute con la ministra. E si racconta di come nelle ultime ore sia avvenuta una feroce litigata tra la Casellati e il suo più stretto collaboratore. Del resto non devono essere state ragioni di poco conto per rinunciare ai 100 mila euro lordi l’anno di compenso base, cui aggiungere 65 mila di emolumento accessorio e 35 mila per indennità di diretta collaborazione. Totale: 200 euro mila lordi l’anno, uno degli stipendi più altri dell’intero governo.

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Sette portavoce silurati in cinque anni

Ma, dall’altra parte, il carattere “fumantino” della ministra è noto. I giornalisti di stanza a Palazzo Madama, presieduto proprio dalla forzista nella precedente legislatura, hanno riempito la rubrica di nomi salvati sotto la voce “portavoce della presidente”. In nemmeno cinque anni se ne sono succeduti sette, da Maurizio Caprara, firma storica del Corriere e già consigliere del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ad Anna Laura Bussa, cronista parlamentare dell’Ansa, fino a Francesco Condoluci, tra l’altro caporedattore di Economy, storico allegato economico del settimanale Panorama (che ora è tornato, però, a collaborare con la stessa Casellati).

Le Riforme, nervo ancora più scoperto del governo

Il governo, come detto, quindi perde una delle caselle più conosciute e riconosciute della macchina, in uno dei posti più delicati. La voce “Riforme”, infatti, con Fratelli d’Italia che tira per il presidenzialismo e la Lega che punta all’autonomia, è una mina pericolosa per l’esecutivo. Forse da oggi ancora di più.