Qatar 2022, i giocatori dell’Iran a rischio rappresaglie per non aver cantato l’inno

Fabrizio Grasso
23/11/2022

I calciatori dell’Iran non hanno cantato l’inno prima della partita contro l’Inghilterra al Mondiale. Ora rischiano rappresaglie da parte del regime di Teheran in caso ripetessero la protesta con il Galles.

Qatar 2022, i giocatori dell’Iran a rischio rappresaglie per non aver cantato l’inno

Il loro silenzio ha stupito ed emozionato il mondo. Oggi però rischiano una reazione dura da parte del regime. I giocatori dell’Iran, che hanno rinunciato a cantare il proprio inno al Mondiale prima della partita contro l’Inghilterra, potrebbero subire rappresaglie da parte di Teheran. È quanto emerge dalle parole di alcuni funzionari del governo che non intendono permettere ulteriori «insulti alla nazione e alla sua storia». C’è persino chi ha proposto di sostituire l’intera nazionale con calciatori fedeli e disposti a seguire le regole del regime. Il team Melli, altro nome dell’Iran calcistico, tornerà nuovamente in campo venerdì 25 novembre alle ore 11 contro il Galles per la seconda giornata di Qatar 2022.

I calciatori dell’Iran non hanno cantato l’inno contro l’Inghilterra al Mondiale. Ora rischiano rappresaglie del regime di Teheran.
I giocatori dell’Iran schierati i campo non hanno cantato l’inno nazionale (Getty)

Cosa rischiano i giocatori dell’Iran per non aver cantato l’inno al Mondiale

Nonostante la sconfitta per 6-2 a opera dell’Inghilterra all’esordio nel Mondiale, a far rumore è stato soprattutto il silenzio dei calciatori. Tutti gli 11 in campo, sotto la guida del capitano Ehsan Hajsafi, non hanno cantato l’inno nazionale prima del match, dividendo anche i tifosi. Dagli spalti, sono arrivati fischi ma si sono alzati anche striscioni di protesta verso il regime. Immediata anche la risposta delle autorità. Come riporta il Guardian,  ieri il presidente del consiglio comunale di Teheran Mehdi Chamran ha dichiarato: «Non permetteremo mai a nessuno di insultare il nostro inno e la nostra bandiera». E, ancora: «L’Iran ha una storia millenaria, antica quanto le europee e americane assieme». Cresce così il timore di rappresaglie non solo nei loro confronti, ma anche delle loro famiglie, se dovessero rifiutarsi di cantare anche venerdì contro il Galles.

In Kurdistan, un deputato conservatore è arrivato addirittura a chiedere di sostituire tutti i calciatori. A suo avviso il regime dovrebbe schierare solo atleti fedeli all’Iran disposti a cantare l’inno e giocare per la bandiera nazionale. Differente la posizione dei media che, pur dedicando poco spazio alla questione, hanno scaricato le responsabilità sull’Occidente. «Per settimane i media stranieri hanno condotto una guerra psicologica spietata contro la squadra», si legge sulle pagine di Kayhan, giornale vicino al regime. Emblematico il titolo «Iran 2 – Inghilterra, Israele, Sauditi e traditori 6». I giornalisti dell’Iran hanno puntato il dito anche contro celebrità di cinema e sport.

Le parole dell’allenatore Queiroz e la difficile posizione del Team Melli

Per le strade di Teheran, invece, la popolazione ha salutato con gioia la vittoria dell’Inghilterra, cantando «Morte al dittatore» durante l’incontro. La dura repressione che ne è seguita ha colpito anche un locale che aveva sostenuto Sterling e compagni su Instagram. Mentre in patria la tensione aumentava, l’allenatore portoghese Carlo Queiroz difendeva i suoi uomini nella conferenza post-partita. «Voglio dire a chi non vuole tifare la Nazionale che è meglio rimanga a casa, nessuno ha bisogno di loro». La posizione della Team Melli intanto resta sempre più in bilico. Ali Latifi, ex attaccante dell’Iran, ha dichiarato sul quotidiano riformista Etemaad come la squadra si trovi tra due fuochi. Prima del Mondiale i calciatori hanno incontrato il presidente Ebrahim Raisi, inchinandosi al suo cospetto e indispettendo i manifestanti. «Così facendo non soddisfano nessuno», ha detto Latifi.

I calciatori dell’Iran non hanno cantato l’inno contro l’Inghilterra al Mondiale. Ora rischiano rappresaglie del regime di Teheran.
Gli striscioni a sostegno delle proteste in Iran sugli spalti in Qatar (Twitter)