Disabilità non dimenticata, almeno stavolta: le proposte dei partiti

Adriana Belotti
19/09/2022

Era la grande assente del 2018, la disabilità compare invece nei programmi di questa tornata elettorale. I progetti di vita indipendente (ma qui il centrodestra latita), l'inclusione lavorativa (Pd però non pervenuto), salute mentale e caregiver familiari: gli impegni in vista del voto.

Disabilità non dimenticata, almeno stavolta: le proposte dei partiti

Nelle elezioni 2018 la disabilità è stata la grande assente, sia in campagna elettorale sia nei programmi politici dei partiti. Nel 2022 invece tutte le principali forze politiche che si contenderanno il voto il 25 settembre si sono fatte trovare più preparate e hanno inserito proposte a favore delle persone con disabilità all’interno dei loro programmi, riprendendo, chi più chi meno, quelle contenute nell’appello “Le politiche future per la disabilità”, rivolto loro dalla Fish (Federazione italiana superamento handicap). L’appello contiene proposte per promuovere la “cittadinanza piena e integrale” delle persone con disabilità, nei principali ambiti della vita: dalla vita indipendente al contrasto delle discriminazioni, dal diritto allo studio all’inclusione lavorativa, la salute, l’accessibilità, la riabilitazione, eccetera. Vediamo nel concreto le principali proposte delle maggiori forze politiche rispetto ad alcune delle istanze contenute nell’appello.

Vita indipendente e potenziamento dell’assistenza domiciliare

L’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sancisce che le persone con disabilità abbiano la possibilità «di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, […] dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione» con i sostegni, domiciliari o residenziali, necessari per farlo. Questo tema rientra nei programmi di Pd, Lega, M5s, Terzo Polo e Unione Popolare. Se l’è invece scordato la coalizione di centrodestra, compreso Fratelli d’Italia, partito in testa ai sondaggi. Unione Popolare promette assistenza gratuita agli anziani non autosufficienti, norme per la tutela e l’assistenza di tutte le forme di disabilità, più risorse per l’assistenza domiciliare. I cinque stelle puntano a un «piano nazionale di assistenza domiciliare integrata» e il Pd intende «potenziare l’assistenza domiciliare per gli anziani» per «fornire un’offerta integrata sociale, sanitaria e previdenziale centrata sui bisogni della persona anziana, con appropriate soluzioni domiciliari, semi-residenziali e residenziali sul territorio».

L’assistenza domiciliare è uno strumento valido soprattutto se parte di un programma di sostegni alla vita indipendente personalizzato in base alle esigenze dei destinatari e concordato con loro. La Lega, invece, promette l’aumento del Fondo “Dopo di noi” e la «piena attuazione della Legge delega in materia di disabilità (n. 227 del 2021)». La legge mira, tra l’altro, alla promozione di una piena ed effettiva inclusione e autonomia delle persone con disabilità, in particolare attraverso il “progetto di vita” personalizzato, costruito insieme alla persona con disabilità e finanziato tramite il budget di salute. Anche il M5s mira alla piena attuazione della Legge Delega e alla definizione di “Piani Nazionali” per strutturare i progetti di vita.

Il progetto personalizzato e i programmi per la vita indipendente rientrano anche nel programma del Terzo Polo, che però non indica chiaramente come vorrebbe implementare la Legge delega. Altro punto da precisare è la proposta dell’assegno per la vita indipendente e la non istituzionalizzazione, svincolato dal FNA (Fondo per la Non Autosufficienza), e come interagirebbe con i fondi già esistenti. Come contrasto all’isolamento degli anziani, il M5s lancia l’idea del “silver cohousing” e del “socio-bonus”, per finanziare progetti di coabitazione tra over 65. Intende anche, come la Lega, implementare il piano nazionale triennale per la non autosufficienza. Sulla terza età più sostanziale il Pd: «Approveremo la riforma della non autosufficienza con un incremento del finanziamento pubblico per l’offerta di interventi», un provvedimento atteso da trent’anni e previsto nel Pnrr.

Disabilità per una volta non dimenticata: le proposte dei partiti
Le proposte per la disabilità nei programmi dei partiti. (Getty)

Lavoro: attenzione all’inclusione, ma manca all’appello il Pd

Il tema dell’inclusione lavorativa scotta, visto che lavora solo il 31,3 per cento delle persone con disabilità contro il 57,8 per cento delle persone “abili”. Lo affrontano, nei loro programmi, il centrodestra, il M5s e il Terzo Polo. Manca invece in quello del Pd – un po’ anomalo per una forza politica tradizionalmente posta a difesa dei lavoratori – e in quello di Unione Popolare. Il centrodestra promette maggiori tutele – bisognerà capire quali – per i lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave (punto ripreso nel programma leghista), il rafforzamento dei meccanismi di decontribuzione e il controllo sull’effettiva applicazione degli incentivi per chi assume persone con disabilità. Temi, questi ultimi, d’appeal in campagna elettorale, che non risolvono il problema dell’alto tasso di disoccupazione.

Più in generale mira a potenziare le politiche finalizzate alla presa in carico delle persone con disabilità, anche attraverso l’incremento delle relative risorse. Ma non spiega né quali politiche, né con quali risorse. Nella coalizione la Lega si distingue per proposte meno populiste: attraverso la revisione della L.68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), propone corsi di formazione per i ragazzi con disabilità e autismo e l’integrazione del percorso scolastico con quello di orientamento al lavoro e di autonomia della persona.

Di percorsi formativi parla anche il programma del M5s, che li rivolgerebbe a persone con disabilità congenite e/o acquisite. Propone anche di istituire un nuovo patto sociale tra imprese pubbliche e private, che «permetta il reale accoglimento della Legge 68/99» (non sempre facilmente attuata nella realtà, n.d.r.) e di «definire percorsi di concreta inclusione nel mondo del lavoro completando le riforme e interventi previsti dal programma governativo», prorogando e strutturando le best practices sperimentate durante la pandemia. Il Terzo Polo rilancia l’interessante professione del disability manager, professionista che favorisce l’inclusione nei contesti lavorativi, già previsto dal Jobs Act ma che non rientra ancora molto nella cultura aziendale italiana.

Disabilità per una volta non dimenticata: le proposte dei partiti
Persona con disabilità.

Salute mentale: proposti più fondi e un piano straordinario

Sulla salute FISH chiede «la garanzia all’accesso alle cure e alla salute in condizione di sicurezza e agibilità anche rispetto alle diverse disabilità». Il tema è stato ripreso dal Pd, dal M5s, Unione Popolare. Manca in quelli del centrodestra (ma c’è in quello della Lega) e Terzo Polo. Unione Popolare promette più fondi per la salute mentale, i dem un piano straordinario per la salute mentale e Centri di Salute Mentale di piccola scala, fortemente radicati e integrati nelle comunità. Nessun riferimento invece al diritto all’accessibilità dei presidi sanitari e degli ospedali, che pure andrebbe tutelato. Accanto a un piano per la salute mentale, il programma leghista prevede anche un potenziamento della rete di accoglienza ospedaliera rivolta a persone con disabilità cognitiva, citando come buona prassi i Dama (Disabled Advanced Medical Assistance), progetti per la presa in carico dei pazienti con disabilità in ospedale, già presenti in alcune regioni. Il M5s promette di garantire l’accesso alle cure nel rispetto della parità di genere, intenzione auspicabile considerata la discriminazione delle donne con disabilità nell’accesso ai servizi di ginecologia e ostetricia.

Caregiver familiari: una legge ferma da anni in parlamento

La proposta di riconoscimento e sostegno ai caregiver familiari – oggetto di una proposta di legge che giace da anni in parlamento, in attesa di approvazione – compare in tutti i programmi, tranne quelli del centrodestra (in quello della Lega e di Fratelli d’Italia c’è) e Unione Popolare. 
Il tema è tornato al centro dell’interesse mediatico soprattutto nel corso della prima ondata della pandemia, quando la presa in carico di molte persone con disabilità è stata interamente delegata alle famiglie.
 Le forze politiche promettono di riconoscere e tutelare questo ruolo. 
Il riconoscimento del caregiver familiare è però un’arma a doppio taglio perché, se da un lato vuole tutelare chi si prende cura di un congiunto con disabilità, dall’altro rischia di rafforzare la delega dell’assistenza di un adulto con disabilità alla sola famiglia.
 Per questo le proposte sui caregiver non andrebbero disgiunte da un ragionamento sulla vita indipendente degli adulti con disabilità. In generale si nota la volontà di mantenere le istanze delle persone con disabilità all’interno delle agende politiche. Bisognerà poi vedere se chi governerà l’Italia farà seguire i fatti alle parole.