Cingolani alle prese con i condizionatori rotti: la protesta di lavoratori e sindacati

Il ministero di Cingolani è in tilt per l'afa a causa dei condizionatori rotti. Lavoratori e sindacati sul piede di guerra chiedono condizioni lavorative adeguate. Intanto il ritorno allo smart working è stato negato.

Cingolani alle prese con i condizionatori rotti: la protesta di lavoratori e sindacati

Roberto Cingolani non è mai stato così preoccupato del riscaldamento globale come in questi giorni. No, non si tratta di una revisione del Piano nazionale per l’energia e il clima, delle pastoie burocratiche sulle rinnovabili o delle polemiche sulla svolta elettrica dell’automotive. Più banalmente, e drammaticamente, nelle stanze del Mite tutto il sistema di condizionamento dell’aria è rotto. Dieci piani trasformati in un inferno dalla canicola romana di questi giorni. E i dipendenti del dicastero, tra mancamenti per il caldo africano e certificati medici a orologeria, non ne possono più.

Condizionatori rotti al ministero di Cingolani: la protesta di lavoratori e sindacati
La sede del ministero per la Transizione ecologica.

Il ministero per la Transizione ecologica in tilt per l’afa

Che alla Transizione ecologica siano in tilt per l’afa suona come una nemesi beffarda. Greta, forse, ci riderebbe su sadicamente. Ma c’è poco da scherzare se persino i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di Via Cristoforo Colombo hanno fatto partire una comunicazione interna, che Tag43 ha intercettato, in cui denunciano che «in considerazione del caldo anomalo che si è abbattuto su Roma nelle ultime due settimane, all’interno degli uffici si è registrata una temperatura a dir poco insostenibile per via del malfunzionamento dei condizionatori (sovente non funzionano proprio, come in quasi tutto il 9° piano)». Davide Barilà, Antonio Bianco, Pasquale Di Domenico ed Eugenio Pucci si rivolgono in primis al dipartimento Amministrazione generale, ma condividono l’allarme con tutte le articolazioni del dicastero: «Uno dei primi compiti dell’Amministrazione è quello di garantire condizioni lavorative adeguate alle diverse centinaia di lavoratori giornalmente presenti nell’edificio, mentre purtroppo bisogna constatare che allo stato attuale questo non accade». Anzi, «trascorrere oltre sette ore di seguito in stanze così calde diventa pericoloso per la salute, anche riguardo al Covid, in quanto indossare tutto il giorno la mascherina risulta praticamente insostenibile». Quindi arriva la richiesta «di intervenire il prima possibile alla sostituzione o alla riparazione dei condizionatori guasti, perché nei mesi di luglio e agosto non è ipotizzabile pensare di continuare in questa situazione». E infine l’avvertimento: «In assenza di un rapido intervento, saranno avvisate le autorità sanitarie competenti e sarà indetto l’immediato stato di agitazione sindacale a tutela dell’integrità psicofisica di tutti».

Condizionatori rotti al ministero di Cingolani: la protesta di lavoratori e sindacati
Roberto Cingolani alla conferenza pre-COP26 a Milano (Getty Images).

Rappresentanti della sicurezza e sindacati chiedono inutilmente il ritorno allo smart working

In realtà, il problema non è affatto nuovo: da diversi anni si attende un intervento risolutivo della proprietà dell’immobile che ospita l’ex ministero dell’Ambiente. Ma nel frattempo dall’amministrazione non è giunta alcuna iniziativa apprezzabile, per esempio una fornitura di sistemi portatili di condizionamento. Allora, Rappresentanti della sicurezza e sindacati chiedono almeno un ritorno più massiccio allo smart working; tuttavia «non si decidono a farlo per un oscuro atteggiamento della direzione competente», dicono a mezza voce da Via Colombo. Insomma, Brunetta fa proseliti. E intanto tra scrivanie che scottano, computer surriscaldati, ascelle sudate, documenti che diventano ventagli e porte aperte, la situazione è sempre più tesa. Certo, era stato lo stesso premier Mario Draghi a chiedere di spegnere i condizionatori per la pace in Ucraina. Ma qui la pace c’entra davvero poco. Anzi, è il caso di dirlo, tira proprio una brutta aria.