L’8 marzo è la Giornata internazionale della donna: perché c’è poco da festeggiare
Oggi, 8 marzo, è la Festa della donna. Tag43 vi augura il buongiorno con il video di Girls Just Want to Have Fun di Cindy Lauper.
Oggi, 8 marzo, ricorre la Giornata internazionale della donna. Sono trascorsi esattamente cento anni dalla prima tenutasi in Italia: era il 12 marzo 1922, domenica successiva al giorno dell’anniversario dell’incendio (divampato l’8 marzo 1908) alla fabbrica di camicie Cottons, in cui morirono molte operaie che chiedevano condizioni salariali migliori. Ma giornata non significa necessariamente festa, quantomeno non solo, perché la strada per la parità, in molti ambiti, resta lunga. Discorso identico per gli episodi di violenza, di cui le donne continuano a essere vittime.
Giornata della donna: sono già 11 i femminicidi avvenuti nel 2022
Stando all’ultimi report sugli “Omicidi volontari”, a cura del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, da gennaio fino al 27 febbraio 2022, sono stati già 11 i femminicidi quest’anno, su 42 omicidi totali. Tra questi 10 sono avvenuti in ambito familiare o comunque affettivo. Ben sei delle donne uccise hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner.

Donne sottopagate: il salario è (ancora) una questione di genere
Non solo. Le donne, numeri alla mano, tendono ad essere più brave degli uomini negli studi. Le laureate, nell’ultimo anno, sono state il 58,7 per cento del totale e, guardando alle ultime rilevazioni del Miur, il fenomeno dell’abbandono scolastico investe più i ragazzi delle ragazze. Eppure, nonostante il merito, però, sono meno pagate dei colleghi uomini. Stando ai dati Eurostat, il gender pay gap, dunque la differenza di retribuzione tra uomini e donne, nel nostro Paese, è al 5 per cento. Secondo l’Osservatorio Jobpricing, invece, è pari all’11,5 per cento. La diversità di percentuale dipende dalla modalità di “quantificazione” della retribuzione, se oraria, mensile o annuale. Nonostante la percentuale importante, l’Italia sarebbe tra i Paesi migliori per tale aspetto in Europa, visto che in altre nazioni si arriva anche a un differenziale del 20 per cento. Come se non bastasse, il gender pay gap sarebbe proporzionale al livello d’istruzione: più alto è il livello di formazione, maggiore è la differenza nel salario rispetto i colleghi. Per le non laureate, il differenziale si attesta al 10,4 per cento, per le laureate sale vertiginosamente, arrivando al 30,4 per cento. Per chi ha un master di II livello cresce fino al 46,7 per cento. E la pandemia potrebbe aggravare la situazione. Sono state prevalentemente le donne a farsi carico di figli e lavoro domestico, dedicando meno tempo a professione e carriera.

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Nei consigli d’amministrazione ancora poche donne
Le donne nei consigli di amministrazione e in posizioni apicali nelle aziende delle più grandi realtà europee sono ancora – troppo – poche. Secondo il Gender Diversity Index 2021, in una scala da zero a 1, dove quest’ultimo simboleggia la soglia del 50 per cento di donne nelle posizioni di vertice, oggi il livello è intorno a 0,59. Un passo avanti rispetto allo 0,53 del 2019, ma di certo il segno di un imponente ritardo nella corsa all’obiettivo del 40 per cento di donne nei consigli di amministrazione fissato per il 2025. Analizzando 668 società di 19 Paesi è emerso che lo scorso anno soltanto il 35 per cento dei membri dei Consigli di amministrazione era costituito da professioniste. E la percentuale scende ancora se si sale di livello. Appena il 7 per cento delle società è guidato da un amministratore delegato donna. In Italia, lo scorso anno le donne Ceo rappresentavano il 4 per cento del totale, quest’anno però il dato è sceso al 3 per cento. Nonostante un quadro ancora poco edificante, nella speranza che la situazione possa migliorare, Tag43 vi augura il buongiorno con il video del brano Girls Just Want to Have Fun di Cindy Lauper, uscito nel 1983.