Il 7 marzo 2019 moriva Pino Caruso. Maschera siciliana, fu portabandiera della “palermitudine” in tv e al cinema con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Lando Buzzanca, smarcandosi però dallo stereotipo macchiettistico. Negli Anni 60 sbarcò al Bagaglino di Roma e nel decennio successivo divenne volto di molti programmi Rai: nel 1973 partecipò a Dove sta Zazà con Lionello, Gabriella Ferri ed Enrico Montesano, nel 1979 condusse con Ornella Vanoni Due di noi, nel 1981 con Milva Palcoscenico e nel 1982 fu padrone di casa in Che si beve stasera.
Da Palermo al Bagaglino fino alla Rai
Nato nel 1934, cominciò la carriera come attore drammatico nel 1957 al Piccolo Teatro di Palermo interpretando Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Un anno dopo, al Teatro Massimo, andò in scena ne Il flauto magico di Mozart e nel 1963 venne scritturato nello Stabile di Catania. Due anni dopo il salto a Roma al Bagaglino e successivamente al Teatro Nuovo di Milano dove debuttò con Pane al Pino e Pino al Pino di Castellacci e Pingitore. Nel 1968 il battesimo in Rai nel varietà Che domenica amici e quello al cinema con il musicarello La più bella coppia del mondo (tra le sue interpretazioni più note anche quella di Don Cirillo in Malizia e in La Matassa di Ficarra e Picone). Sempre in tv seguirono le trasmissioni Gli amici della domenica (1970), Canzonissima (1971), Teatro 10 (1971-1972), e Dove sta Zazà (1973). Dopo Due come noi e Palcoscenico, nel 1983 scrisse e diresse per Rai3 Lei è colpevole, si fidi, film satirico sul caso Tortora e la mala giustizia, interpretato oltre che dallo stesso Caruso, da Renzo Arbore, Oreste Lionello, Enrico Montesano, Gigi Proietti, e Luciano Salce, tutti nei panni di loro stessi. L’anno seguente partecipò a Fantastico e diventò ospite fisso di Domenica in, al fianco di Pippo Baudo prima e Raffaella Carrà poi. Dal 1988 al 1990 curò per il Tg2 la rubrica di satira politica e di costume L’asterisco, mentre nel 1989 con Proietti e Anna Carlucci presentò la serata inaugurale del Festival di Venezia, di cui curò anche i collegamenti giornalieri sempre con il Tg2. Sulla stessa rete, nel 1990 presentò insieme con Claudia Mori il programma musicale Dudu dudù. Prese parte anche alla fiction di Canale5 Carabinieri.

La passione per il teatro e per la sua Palermo
Caruso non lasciò mai il teatro. Parallelamente agli impegni televisivi e cinematografici, interpretò Il don Giovanni involontario di Vitaliano Brancati per il Teatro Stabile di Catania, mentre dal 1970 fino agli Anni 90 portò in tournée per l’Italia due spettacoli di cui era anche autore: Conversazione di un uomo comune e La questione settentrionale. Nel 2003 fu protagonista del Tutto per bene di Luigi Pirandello e nel 2004 de Le Vespe di Aristofane, al Teatro Greco di Siracusa. Sempre a teatro, nel 2009 interpretò il monologo La voce dei vinti e, per il Teatro Stabile di Palermo con la coproduzione del Teatro Stabile di Catania, il monologo spettacolo Mi chiamo Antonio Calderone di Dacia Maraini, tratto dal libro di Pino Arlacchi Gli uomini del disonore. Nel 2010 fu il protagonista de Il berretto a sonagli ottenendo grande successo di pubblico e di critica. E proprio a Palermo, al teatro Biondo, è legata la sua ultima apparizione teatrale, Non si sa come di Pirandello, di cui curò anche la regia. Mentre dal 1995 al 1997, su nomina del sindaco Leoluca Orlando, Caruso progettò e diresse la rassegna Palermo di scena rinnovando il tradizionale Festino di Santa Rosalia dopo la stagione delle stragi mafiose, portando in città grandi nomi come Sakamoto, Dario Fo e Carmelo Bene.

Il ricordo di Baudo: «Si mise a studiare da autodidatta e negli anni si era trasformato in un intellettuale»
Dopo la sua morte, fu proprio Baudo ad ammettere in una intervista a Repubblica: «Pino non ha avuto quello che meritava. Ma era una persona discreta, mai volgare. In questo ambiente non paga». «Pino non aveva titolo di studio», sottolineava Baudo. «Credo che fosse arrivato al massimo alla terza media. Ma era curioso, intelligente. E si mise a studiare da autodidatta. Si è formato da solo, aveva una grande voglia di sapere. Leggeva tanto, s’informava. Ha scritto anche libri e commedie, e scriveva benissimo. Negli anni si era trasformato in un intellettuale». Sdoganando il dialetto siciliano in tv.
Tag43 lo ricorda dandovi il buongiorno con il monologo sull’indipendenza siciliana.