Nel 2004 la rivista americana Rolling Stone decise di cimentarsi nello sforzo titanico di classificare le 500 canzoni migliori di tutti i tempi. Vinse Like a Rolling Stone di Bob Dylan, che precedette sul podio Satisfaction dei – ripetizione necessaria – Rolling Stones e Imagine di John Lennon. «Ma molto è cambiato da allora», scrive la redazione, «l’iPod era relativamente nuovo e Billie Eilish aveva tre anni. Quindi abbiamo deciso di rifarla completamente».
Per creare la nuova versione della RS 500 sono stati consultati oltre 250 artisti, musicisti e produttori, oltre a figure del industria musicale e importanti critici e giornalisti, ognuno dei quali ha inviato una classifica delle loro 50 migliori canzoni. «Quasi 4.000 brani hanno ricevuto voti. La versione del 2004 della lista era dominata dal primo rock e soul, la nuova edizione contiene più hip-hop, country moderno, indie rock, pop latino, reggae e R&B. Più della metà delle canzoni qui – 254 in tutto – non erano presenti nella vecchia lista, incluso un terzo della Top 100. Il risultato è una visione più ampia e inclusiva del pop, una musica che continua a riscrivere la sua storia ad ogni battito». La versione completa della lista è consultabile sul sito della rivista, qui la Top 10.
La Top 10 delle canzoni più belle della storia secondo Rolling Stone
10. Hey Ya!, Outkast (2003)
Hey Ya! è funk, pop, rap e rock trasformati «in qualcosa di ultraterreno ma immediatamente amabile». André 3000 ha iniziato a scrivere la canzone con la chitarra acustica, suonando alcuni accordi che avrebbe voluto ricordassero gli Smiths e i Buzzcocks. «Era già tutto nella sua testa», ha detto il tecnico di registrazione John Frye. «È successo tutto abbastanza velocemente. Abbiamo registrato la parte scheletro, con l’intro e la prima strofa e ritornello, tutto in una notte».
Su Twitter, nel 2021, gli Outkast l’hanno persino definita «la canzone più triste mai scritta». Nel 2003, tuttavia, la maggior parte non se n’è accorta. Hey, Ya! è stato il successo pop più universale dei primi anni 2000, la prima canzone ad essere scaricata un milione di volte su iTunes.
9. Dreams, Fleetwood Mac (1977)
«Di fronte a un amante che le diceva di andare per la sua strada, Stevie Nicks ha scritto l’etereo Dreams». Durante la registrazione dell’album Rumors a Sausalito, in California, Nicks ha trascorso un giorno libero in una camera dello studio Record Plant: «Era una stanza nera e rossa, con un pozzo incavato nel mezzo dove c’era un pianoforte e un grande letto di velluto nero con tende vittoriane», ha detto a Blender. Lì ha riflettuto sulla sua turbolenta relazione con Lindsey Buckingham, le cui parti di chitarra tagliano il ritmo mistico della canzone: «Ho scritto ‘Dreams’ in circa 10 minuti». Il brano sarebbe diventato l’unico topper nella classifica statunitense della band, e avrebbe continuato a incantare le nuove generazioni – e persino a tornare in classifica – per i decenni a venire.
8. Get Ur Freak On, Missy Elliott (2001)
Missy Elliot e Timbaland si sono impossessati della radio alla fine degli Anni 90, «solo due ragazzini di Portsmouth, in Virginia, con un sound funk spaziale, unico». All’epoca Missy non obbediva a nessuna delle regole per le star femminili, e così la sua musica. Get Your Freak On è il culmine della collaborazione tra rapper e produttore di lunga data: un esperimento d’avanguardia «molto strano» che è diventato uno straordinario successo pop globale.
7. Strawberry Fields Forever, The Beatles (1967)
John Lennon era una delle persone più famose al mondo nel 1966, ma Strawberry Fields Forever è la sua canzone più «solitaria». Ha aperto una nuova era psichedelica per i Beatles, cambiando il modo in cui la musica pop veniva ascoltata e prodotta. Il tutto è iniziato con Lennon da solo su una spiaggia spagnola, con una chitarra acustica, intento a scrivere una canzone sui suoi dolorosi ricordi d’infanzia. Strawberry Field era il nome di un orfanotrofio di Liverpool dove giocava – e si nascondeva dal mondo – da ragazzo. «Ho delle visioni di Strawberry Fields», ha detto a Rolling Stone nel 1968. «Perché Strawberry Fields è ovunque». Lennon si è scoperto così vulnerabile in questa canzone che era nervoso all’idea di suonarla per gli altri Beatles. Ci fu un momento di silenzio, fino a quando Paul McCartney disse: “È fantastica”.
È stata la prima canzone fatta fuori da Sgt. Pepper, ma in modo che potesse uscire come singolo del febbraio 1967. Strawberry Fields è una canzone piena di dolore, eppure i Beatles l’hanno suonata in modo irresistibile.
6. What’s Going On, Marvin Gaye (1971)
What’s Going On è uno straordinario appello per la pace sulla Terra, cantato da un uomo al culmine di una crisi personale. Nel 1970, Marvin Gaye era la migliore star maschile della Motown, ma era frustrato dal ruolo ripetitivo che interpretava nei suoi successi. Devastato dalla scomparsa della compagna di duetto Tammi Terrell, morta a marzo dopo una battaglia di tre anni con un tumore al cervello, Gaye si era anche intrappolato in un turbolento matrimonio con Anna Gordy, la sorella del capo della Motown, Berry Gordy. Non molto tempo dopo la morte di Terrell, Renaldo Benson dei Four Tops presentarono a Gaye una canzone scritta con Al Cleveland.
Gaye però ha fatto sua la canzone, supervisionando l’arrangiamento e mettendoci dentro i riferimenti alla guerra, ai conflitti razziali e alla sua famiglia. Inizialmente rifiutato come non commerciale, What’s Going On è stato il suo miglior risultato in studio, «un dono senza tempo».
5. Smells Like Teen Spirit, Nirvana (1991)
Il produttore Butch Vig ha ascoltato per la prima volta Smells Like Teen Spirit all’inizio del 1991, su una cassetta stereo registrata dal bassista Krist Novoselic, dal batterista Dave Grohl e dal cantautore e chitarrista Kurt Cobain in un fienile a Tacoma (Washington). Vig, in procinto di lavorare con i Nirvana per l’album Nevermind (che quest’anno compie 30 anni) non avrebbe mai detto che la canzone avrebbe reso il rock underground di Seattle il nuovo mainstream, trasformando Cobain, un giovane travagliato con una rigida “etica indie”, in una celebrità mondiale.
Purtroppo, nell’ultimo tour negli Stati Uniti dei Nirvana alla fine del 1993, Cobain fu “torturato” dall’obbligo di suonare Teen Spirit ogni sera. «Ci sono molte altre canzoni che ho scritto che sono altrettanto buone, se non migliori», disse. Ma poche canzoni di qualsiasi artista hanno rimodellato il rock and roll in modo così immediato e permanente.
4. Like a Rolling Stone, Bob Dylan (1965)
«L’ho scritta io. Non ho fatto errori. Era diretta», disse Bob Dylan della sua più grande canzone poco dopo averla registrata nel giugno 1965. Non c’è descrizione migliore di Like a Rolling Stone, del suo design rivoluzionario e della sua esecuzione, rispetto a quella data dall’allora 24 enne che la scrisse. Ex numero 1 della Top 500 del 2004, per questa volta il Premio Nobel per la letteratura del 2016 dovrà accontentarsi del quarto posto. Per quello che, comunque, rimane il suo brano migliore in assoluto.
3. A Change Is Gonna Come, Sam Cooke (1964)
Nel 1963, Sam Cooke, il primo grande cantante soul americano e uno degli atti pop di maggior successo, con 18 successi nella Top 30 dal 1957, ascoltò una canzone che lo ispirò profondamente e lo turbò: Blowin’ in the Wind di Bob Dylan. «Cavolo», pensò Cooke, «un ragazzo bianco che scrive una canzone del genere?» La sua risposta A Change Is Gonna Come, era più personale, nell’uso della prima persona e nelle esperienze che ne hanno preceduto la creazione.
L’8 ottobre 1963, mentre era in tournée, Cooke e i membri del suo entourage furono arrestati a Shreveport, in Louisiana, dopo aver tentato di registrarsi in un motel per bianchi. E il lutto di Cooke per suo figlio di 18 mesi, Vincent, annegato quel giugno, risuona nell’ultimo verso: «There have been times that I thought/I couldn’t last for long». L’11 dicembre 1964, un anno dopo averlo registrato, Cooke fu sparato a morte in un motel di Los Angeles. Due settimane dopo, fu pubblicato A Change Is Gonna Come, diventato il discorso di addio di Cooke e un inno del movimento per i diritti civili.
2. Fight The Power, Public Enemy (1989)
Il regista Spike Lee aveva originariamente chiesto ai Public Enemy di scrivere la colonna sonora del film Fa’ la cosa giusta. In poco meno di cinque minuti Chuck D e Flavor Flav, presentano un manifesto per la rivoluzione razziale e l’orgoglio nero con versi come «La nostra libertà di parola è libertà di morte» e appelli a ripensare le basi della vita americana: «La maggior parte dei miei eroi non appare su nessun francobollo”» La canzone era esattamente ciò di cui il film di Lee aveva bisogno, quindi è stata riprodotta più e più volte, ogni volta che il personaggio di Radio Raheem si presentava con il suo stereo portatile, rendendolo subito un classico.
«Penso che sia stato il momento decisivo di Public Enemy e Spike Lee, perché ha risvegliato la comunità nera a una ribellione simile a quella degli Anni 60, con Martin Luther King o Malcolm X», ha detto una volta Hank Shocklee dei Bomb Squad. «Ha fatto riconoscere il suo potere all’intera comunità hip-hop. Poi è iniziata la vera rivoluzione».
1. Respect, Aretha Franklin (1965)
Otis Redding scrisse Respect e la registrò per l’etichetta Stax/Volt nel 1965. Ma Franklin diventò la “titolare” della canzone per sempre, con la sua cover del 1967. Respect fu la sua prima hit numero uno e il singolo che l’ha consacrata come la regina del soul. Nel testo originale di Redding il punto di vista è quello di un uomo che chiede alla propria compagna di essere rispettato e considerato. In quella di Aretha Franklin è l’opposto. Quell’anno i movimenti femministi e per l’abolizione delle residue sacche di segregazione razziale erano in piena ascesa, e Franklin ne scrisse l’inno. L’artista era legata al movimento Black Panther e cantò ai funerali di Martin Luther King. Nella sua autobiografia del 1999, Franklin ha scritto che la canzone rifletteva «il bisogno dell’uomo e della donna della strada, dell’uomo d’affari, della madre, del pompiere, dell’insegnante: tutti volevano rispetto». Richieste uguali ancora oggi.