Il 5 gennaio 2003, esattamente 20 anni fa, ci lasciava l’attore Massimo Girotti, uno dei grandi divi del nostro cinema, acclamato dal pubblico e dalla critica. Ex pallanuotista, nel corso della sua lunga carriera lavorò con registi del calibro di Luchino Visconti, Roberto Rossellini, Bernardo Bertolucci, Vittorio De Sica e Pier Paolo Pasolini. Protagonista tenebroso e tormentato da giovane, capace di far breccia nel cuore del pubblico femminile, nella maturità artistica si distinse invece in ruoli eleganti.
Dalla pallanuoto alla recitazione
Nato il 18 maggio 1918 a Mogliano, nelle Marche, Girotti praticò nuoto, canottaggio, sci, ippica e pallanuoto, sfiorando in questa disciplina, con la S.S. Lazio, la Serie A. Giocava come portiere, sfondò come attore. Dopo aver frequentato i corsi di recitazione tenuti da Teresa Franchini, si dedicò al teatro. Notato da Mario Soldati, debuttò al cinema con un piccolo ruolo in Dora Nelson (1939). Un paio di anni ed ecco il successo, grazie alla parte da protagonista in La corona di ferro.

La consacrazione al cinema
L’incontro con Luchino Visconti segnò un’ulteriore svolta, con una delle interpretazioni più significative della sua carriera: quella del vagabondo Gino, protagonista maschile di Ossessione (1943), pellicola capostipite del movimento neorealista. Successivamente vinse il Nastro d’argento al migliore attore protagonista nel 1949 con il film In nome della legge di Pietro Germi, poi l’anno successivo fu la star (al fianco di Lucia Bosè) di Cronaca di un amore, primo lungometraggio di Michelangelo Antonioni.

Divo anche a teatro e in tv
Massimo Girotti fu divo del cinema italiano prima e dopo la seconda guerra mondiale. Apprezzato e voluto dai principali registi, continuò sempre a recitare anche a teatro, cimentandosi anche negli sceneggiati televisivi, già a partire dal 1956, quando impersonò il tormentato Heathcliff in Cime tempestose. Nel 1967 fu poi Fra Cristoforo ne I promessi sposi, uno degli sceneggiati Rai di maggior successo.
Il David di Donatello postumo
Non più all’apice della fama, tra gli Anni 60 e 70 partecipò a film minori (e talvolta trash), recitando comunque in pellicole come Teorema e Medea di Pier Paolo Pasolini, così come nel controverso Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Nel 1981 vinse il suo secondo Nastro d’argento, questa volta al migliore attore non protagonista, per il ruolo in Passione d’amore di Ettore Scola. Il suo ultimo ruolo prima di morire fu nel film La finestra di fronte di Ferzan Özpetek, per il quale gli venne attribuito postumo il David di Donatello per il miglior attore protagonista.
Tag43 vi dà il buongiorno con la scena iniziale di Ossessione, uno dei film che ha segnato la nascita del filone neorealista del cinema italiano.