Il 30 novembre 1979 usciva un album epocale, che ha scritto la storia della musica: The Wall dei Pink Floyd. Un concept album e una vera e propria opera rock, che racconta la traumatica infanzia del fittizio musicista Pink, arrivato a costruire un “muro” mentale attorno ai propri sentimenti a causa di una serie di traumi psicologici subiti da piccolo. Un album pieno di dolore, rabbia e paranoia, The Wall. E anche per questo ancora molto attuale.

La genesi di uno dei concept album più famosi
I disagi, soprattutto infantili, che portano Pink a isolarsi sono dovuti alla morte del padre durante la Seconda guerra mondiale, a una madre iperprotettiva, e a insegnanti autoritari avvezzi alle punizioni corporali. The Wall fu concepito da Roger Waters durante l‘In the Flesh Tour del 1977, per la precisione al termine di un disastroso concerto a Montreal, in cui aveva avvertito la distanza tra la band e il suo pubblico. E, dunque, la presenza di un muro da abbattere. Il bassista e voce dei Pink Floyd si ispirò per la storia narrata nel disco alle sue esperienze personali e a quelle dell’ex-membro e fondatore della band Syd Barrett, allontanato dal gruppo nel 1968 a causa di seri problemi mentali causati dall’abuso di droghe, a cui la band aveva già dedicato Wish You Were Here. Waters finì di registrare la demo Bricks In The Wall nel luglio del 1978, ma per finire l’album fu necessario un altro anno di lavoro negli studi Britannia Row di Londra: David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason assecondano la visione di Waters, seguendo l’immagine del muro da abbattere creano il loro ultimo capolavoro insieme.

Another Brick in The Wall: la canzone simbolo dell’album
«We don’t need no education/We don’t need no thought control/No dark sarcasm in the classroom/Teacher, leave them kids alone». Inizia così la famosissima Another Brick in the Wall, canzone di protesta contro la rigida istruzione dei collegi scolastici, che è in realtà diviso in due parti nell’album: la prima, caratterizzata da un tono tranquillo e pacato, prepara l’exploit vocale e strumentale della seconda, che rappresenta un mondo tetro e claustrofobico. Trascinato da questo brano l’album, con l’iconico muro di mattoni bianchi sulla copertina del vinile firmata dall’artista Gerald Scarf, raggiunse la posizione numero 1 negli Stati Uniti e vendette 30 milioni di copie.

Il tour e il film tratto da The Wall
All’album seguì un grande tour, dai memorabili effetti scenici. Una volta terminato i Pink Floyd non si esibirono più dal vivo fino all’abbandono di Waters nel 1985, ritenendo troppo difficoltoso competere con gli show del tour di The Wall. Nel frattempo, l’album era diventato anche un film: Pink Floyd – The Wall, diretto da Alan Parker e uscito nel 1982, con Bob Geldof nella parte del protagonista Pink.

Tag43 vi dà il buongiorno con il videoclip di Another Brick in the Wall.