Oggi 3 novembre compie 90 anni Monica Vitti, icona del cinema italiano. Nata a Roma nel 1931, Maria Luisa Ceciarelli (il nome d’arte è un omaggio all’amatissima madre Adele Vittiglia) cresce in Sicilia dove la famiglia si era trasferita per seguire il padre ispettore al commercio. Affascinata dalla recitazione fin dall’adolescenza, Monica Vitti nel 1953 si diploma all’Accademia d’arte drammatica di Silvio d’Amico. Il debutto al cinema risale al 1955 con un piccolo ruolo nell’Adriana Lecouvreur di Guido Salvini a fianco di Valentina Cortese, Gabriele Ferzetti e Memo Benassi. Nel 1960 diventa la musa di Michelangelo Antonioni, che diventerà suo compagno, nel primo dei quattro film nel segno dell’incomunicabilità: L’avventura. Successivamente conquista i riflettori internazionali con film come La notte, L’eclisse, Deserto rosso.

Monica Vitti e la grande commedia all’italiana
Nel 1968 è nominata presidente della giuria al XXI festival del cinema di Cannes, ma le contestazioni del maggio francese raggiungono la kermesse. Vitti si dimette dal suo incarico imitata da Louis Malle, Roman Polański e Terence Young. Come conseguenza, quell’anno non è ufficialmente attribuito alcun premio. Nello stesso anno abbraccia la commedia grazie a Mario Monicelli che la sceglie come protagonista de La ragazza con la pistola insieme a Carlo Giuffrè. Da quel momento Monica Vitti domina la scena cinematografica italiana degli Anni 70, lavorando con Dino Risi, Ettore Scola, ma anche con Luis Buñuel con cui nel 1974 gira Il fantasma della libertà (nel cast anche Adriana Asti). Memorabile in coppia con Alberto Sordi in Polvere di stelle.

Leone d’oro alla carriera nel 1995, Monica Vitti nella sua carriera ha conquistato cinque David di Donatello, 12 Globi d’oro e tre Nastri d’argento. L’ultima apparizione pubblica risale a 19 anni fa alla prima teatrale di Nôtre Dame de Paris, quindi il ritiro dalle scene. Infine la malattia, una forma di Alzheimer, che l’ha isolata dal mondo. Una privacy che il marito Roberto Russo difende da anni. Tag43 la festeggia con una scena di Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), di Ettore Scola (1970).