Il 3 novembre 1938 nasceva a Bologna Pupi Avati. Regista – ha girato oltre 40 film – produttore e sceneggiatore, il suo vero sogno era però diventare jazzista. Dal 1959 al 1962 infatti suonò come clarinettista dilettante nella Doctor Dixie Jazz Band. Lasciò la musica dopo l’ingresso nel gruppo di un collega più giovane, un certo Lucio Dalla. «All’inizio non mi preoccupai più di tanto, perché mi pareva un musicista modestissimo», ha raccontato più volte Avati. «E invece poi ha manifestato una duttilità, una predisposizione, una genialità del tutto impreviste: mi ha tacitato, zittito, messo all’angolo. Io a un certo punto ho anche pensato di ucciderlo, buttandolo giù dalla Sagrada Familia di Barcellona, perché si era messo in mezzo tra me e il mio sogno». Ammettendo però che il tentato omicidio del cantante era solo una storia inventata. «È diventato un episodio leggendario, tanto che Lucio stesso lo raccontava fingendo di ricordarselo», ha ammesso Avati in una recente intervista a Rolling Stone. «Ma non era vero. Non siamo mai saliti sulla Sagrada Família. E non lo avrei mai buttato giù. A un certo punto mi è piaciuto raccontarlo, funzionava e la gente rideva. Lucio se ne è appropriato e ha deciso di “ricordarselo”, mi ha molto lusingato».
La casa dalle finestre che ridono e il filone gotico padano
Dopo aver lavorato come rappresentante di una ditta di surgelati, i peggiori quattro anni della sua vita come lui stesso ha ammesso, rimase folgorato da 8½ di Federico Fellini. Film che lo spinse a tentare la strada del cinema. Nel 1968 ottenne i finanziamenti per girare due film: Balsamus, l’uomo di Satana (1968) e Thomas e gli indemoniati (1970). Dopo aver collaborato alla sceneggiatura di Salò o le 120 giornate di Sodoma, l’ultima fatica di Pier Paolo Pasolini (anche se, per questioni di diritti, non risultò accreditato pur essendo anche stato pagato), diresse il suo terzo film: La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (1975), con protagonisti Ugo Tognazzi e Paolo Villaggio (con un cameo dello stesso Dalla), seguito da La casa dalle finestre che ridono (1976), un giallo-horror con protagonista Lino Capolicchio, alla cui sceneggiatura collaborarono Maurizio Costanzo e Gianni Cavina, che inaugurò il filone gotico padano.
Tra thriller e commedie nostalgiche
Nel 1978 arrivò la popolarità con lo sceneggiato tivù Jazz band, seguito dalla miniserie Cinema!!! e Dancing Paradise del 1982. Nel 1983, il regista bolognese passò alla commedia con Una gita scolastica, tornando al thriller-horror con Zeder, giudicato una fra le sue migliori opere dai cultori del genere. Il film, uscito un anno prima di Pet Sematary di Stephen King, ne anticipò le tematiche. Nel 1986 uscì Regalo di Natale (1986), film amaro sull’amicizia e sui tradimenti con Diego Abatantuono in versione drammatica, gli attori-feticcio di Avati, Carlo Delle Piane e Gianni Cavina, Alessandro Haber e George Eastman. Tra i film di maggior successo a cavallo tra gli Anni 90 e 2000, Il testimone dello sposo (1997) e Il cuore altrove (2003) con protagonisti Neri Marcorè e Vanessa Incontrada. Seguono la commedia romantica Ma quando arrivano le ragazze?, La seconda notte di nozze con Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Marisa Merlini, e nuovamente Neri Marcorè; Il papà di Giovanna, Gli amici del bar Margherita, Il figlio più piccolo. Nel 2011 presentò in concorso alla Festa del cinema di Roma Il cuore grande delle ragazze, con Micaela Ramazzotti e Cesare Cremonini. Nel 2019 Avati è tornato al gotico padano con Il signor Diavolo tratto dal suo romanzo omonimo, mentre il 29 settembre è uscito nelle sale il film Dante ispirato al libro di Giovanni Boccaccio Trattatello in laude di Dante.
Tag43 vi dà il buongiorno con una scena di Regalo di Natale.