Il 27 gennaio 1901 moriva Giuseppe Verdi

Redazione
27/01/2023

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Il 27 gennaio 1901 moriva Giuseppe Verdi

Il 27 gennaio 1901 si spegneva a Milano Giuseppe Verdi, uno dei più grandi compositori italiani. Le sue opere rimangono tra le più conosciute ed eseguite nei teatri di tutto il mondo, in particolare l’Aida (1871), il Nabucco (1842) e la cosiddetta “triade verdiana”: Rigoletto (1851), Il trovatore (1853) e La traviata (1853). Nato a Roncole di Busseto nel 1813, cominciò a studiare organo a soli sei anni, ma il suo evidente interesse per la musica convinse i genitori a comprargli una spinetta. L’intenso uso che il ragazzino ne faceva rese necessario l’intervento di un organaro per ripararla. In un appunto dell’epoca si legge che, dopo aver udito Giuseppe suonare, l’uomo non volle essere pagato. Dopo aver tentato inutilmente di entrare al conservatorio di Milano, a metà del 1834 ottenne un posto da Maestro di musica a Busseto. Due anni dopo sposò Margherita con la quale si trasferì a Milano dove la coppia venne colpita dalla tragedia della morte in tenerissima età dei due figli: Virginia e Icilio.

Il 27 gennaio 1901 moriva giuseppe verdi
La Scala nel 1890 (Getty Images).

La svolta con il Nabucco

Nonostante tutto, nel 1839 Verdi riuscì a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: l’Oberto, Conte di San Bonifacio. Visto il successo gli venne offerto un contratto per altri tre lavori. Mentre stava componendo la seconda opera, Un giorno di regno, la moglie morì di encefalite a solo 26 anni. Un giorno di regno, di genere comico, fu messa in scena a settembre e fu un disastro. A causa di quel fallimento e dei lutti subiti, Verdi dichiarò che avrebbe smesso di comporre. Diciotto mesi dopo veniva alla luce il Nabucco. L’opera andò in scena il 9 marzo 1842 alla Scala e fu un trionfo con 57 repliche e rappresentazioni in Europa e in America. Nabucco segnò l’inizio del successo e della fama per il compositore di Busseto. Per quasi un decennio (che lui stesso definì di prigionia) scrisse mediamente un’opera all’anno, da I Lombardi alla prima crociata a La battaglia di Legnano, passando per I due Foscari, Giovanna d’Arco, Alzira, Attila, Il corsaro, I masnadieri, Ernani e Macbeth.

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La triade verdiana: Rigoletto, Il trovatore e La traviata

Nel 1851, a seguito di negoziati con La Fenice, il compositore scrisse Rigoletto, basato sul dramma storico Le Roy s’amuse di Victor Hugo. Fu questa la prima di tre opere (seguita da Il trovatore e La traviata) che suggellarono la sua fama. Nell’inverno dello stesso anno, Verdi si recò a Parigi con l’amante, il soprano Giuseppina Strepponi, dove concluse un accordo con l’Opéra per scrivere Les vêpres siciliennes (I vespri siciliani). A febbraio la coppia partecipò a una rappresentazione de La signora delle camelie di Alexandre Dumas che ispirò La traviata. Nei 18 anni successivi Verdi scrisse solo sei opere: oltre a Les vêpres siciliennes, Simon Boccanegra, Un ballo in maschera, La forza del destino, Don Carlos e Aida. Il 29 agosto 1859, Verdi e Strepponi, che non era stata ben accolta dagli abitanti di Busseto perché concubina – si sposarono in gran segreto presso il villaggio di Collonges-sous-Salève, allora parte del Piemonte. L’anno successivo venne ingaggiato dal Teatro Imperiale di San Pietroburgo per realizzare un’opera. Venne così alla luce La forza del destino. A testimonianza della fortunata esperienza in Russia fu insignito dell’Ordine di San Stanislao. Seguì il Don Carlos, basato sul dramma omonimo di Friedrich Schiller, che ricevette giudizi contrastanti. Il compositore Georges Bizet, deluso dal cambiamento di stile, sentenziò: «Verdi non è più l’italiano. Sta seguendo Wagner». Infine arrivò Aida, andata in scena a Il Cairo la vigilia di Natale del 1871. Poco prima, nel 1869, venne chiesto a Verdi di comporre una sezione per una messa da requiem in memoria di Gioachino Rossini. Egli completò il lavoro che, tuttavia, abbandonò per cinque anni, fino a quando venne ripreso per il Requiem in memoria di Alessandro Manzoni.

Nello stesso periodo iniziò a lavorare all’Otello. Conteso da numerosi teatri,  l’opera debuttò trionfalmente alla Scala nel febbraio del 1887. Seguì il Falstaff, presentato sempre al Piermarini il 9 febbraio 1893. Negli ultimi anni Verdi intraprese una serie di iniziative filantropiche: nel 1894 pubblicò una musica per le vittime del terremoto avvenuto in Sicilia e dal 1895 in poi pianificò la costruzione di una Casa di Riposo per musicisti a Milano e di un ospedale a Villanova sull’Arda, vicino a Busseto. Verdi trascorse gli anni seguenti tra Sant’Agata e Milano. Il 14 novembre 1897 la moglie Giuseppina morì lasciandolo solo. L’ultima composizione importante di Verdi, il gruppo corale dei Quattro pezzi sacri, fu pubblicata nel 1898. Nel 1900 Verdi rimase profondamente sconvolto per l’assassinio del re Umberto I di Savoia e abbozzò una poesia in suo ricordo, ma non fu in grado di completarla. A Milano, durante la permanenza presso il Grand Hotel et de Milan, il 21 gennaio 1901 fu colpito da un ictus cerebrale. Si spense sei giorni dopo all’età di 87 anni.

Il 27 gennaio 1901 moriva giuseppe verdi
La statua di Giuseppe Verdi a Busseto (Getty Images).

Verdi e la politica

A partire dal 1840 la musica di Verdi cominciò a essere identificata con il nazionalismo italiano. Nel 1848, Giuseppe Mazzini che aveva incontrato il compositore a Londra l’anno precedente, gli chiese di scrivere un inno patriottico. Lo storico operistico Charles Osborne descrive La battaglia di Legnano del 1849 come «un’opera con uno scopo» e sostiene che «mentre le parti delle precedenti opere di Verdi erano state spesso riprese dai combattenti del Risorgimento…questa volta il compositore aveva dato al movimento una propria opera». Dopo l’unità d’Italia, molte delle prime opere di Verdi furono re-interpretate per dimostrare la presenza di messaggi rivoluzionari occulti che molto probabilmente non erano stati voluti né dal compositore né dai suoi librettisti. Nel 1859, Verdi venne eletto come membro del nuovo consiglio provinciale e nominato a capo di un gruppo di cinque persone che avrebbe incontrato re Vittorio Emanuele II a Torino. Lo stesso anno Cavour insistette candidarlo alla Camera del primo parlamento del Regno d’Italia. Eletto deputato qualche tempo dopo confidò: «Ho accettato a condizione che dopo un paio di mesi mi potessi dimettere».  In seguito, nel 1874 fu nominato membro del Senato, ma non partecipò mai alle sue attività.

Tag43 vi dà il buongiorno con la Donna è mobile, celebre aria del Rigoletto, interpretata da Luciano Pavarotti.

 

 

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