Il 24 maggio 1974 moriva a New York Duke Ellington, uno dei più importanti compositori del Novecento. Nato a Washington nel 1899, cominciò la carriera da pianista alla fine degli Anni 10 del secolo scorso. Poco dopo raccolse attorno a sé amici musicisti per suonare alle feste e in locali da ballo. Nel 1922 si trasferì a New York per suonare con il complesso di Wilbur Sweatman. Il primo ingaggio importante arrivò l’anno successivo a Harlem con la Snowden’s Novelty Orchestra di cui nel 1924 Ellington diventò leader. La svolta decisiva nella carriera di Ellington arrivò nel 1927 con il contratto al Cotton Club sempre a Harlem. Nel 1931, consapevole dell’importanza di un vocalist, scritturò Ivie Anderson come cantante fissa che restò con la band fino al 1942. Nelle incisioni, Ellington si servì anche di altri solisti come Bing Crosby, Ethel Waters, Kay Davis, Rosemary Clooney. Difficile elencare tutti i suoi successi e capolavori. Tra i tanti, Jack The Bear, Ko-Ko, Concerto For Cootie, Sepia Panorama, Cotton Tail, Harlem Air Shaft e It Don’t Mean a Thing (If It Ain’t Got That Swing), canzone che divenne rapidamente famosa perché, come scrisse Ellington, esprimeva «il sentimento musicale che era condiviso dalla maggioranza dei musicisti jazz dell’epoca». Fu inoltre la prima canzone a usare il termine ‘swing’ portandolo nel linguaggio comune e inaugurando quella che sarà definita l’Età dello swing.
L’espressionismo di Ellington
Molti dei brani ellingtoniani sfuggono all’etichettatura di genere jazz. Più spesso nel caso del Duca si parla di musica espressionista. Lui stesso paragonò le sue composizioni a “quadri musicali”, sottolineando come riuscisse a “dipingere con i suoni”. Un esempio calzante è Mood Indigo. A partire dal 1943 e ogni anno Ellington prese a esibirsi con la sua orchestra alla Carnegie Hall. Proprio in quell’anno fu presentata fu presentata una composizione ispirata alla storia dell’integrazione razziale dei neri negli Stati Uniti, dal titolo Black, Brown and Beige. Dopo anni difficili, l’orchestra tornò sulla cresta dell’onda con la celeberrima esibizione al Festival del Jazz di Newport la sera del 7 luglio 1956 nota per il lunghissimo assolo di sax tenore di Paul Gonsalves. Nel luglio 1970 Ellington grazie all’impresario Sergio Bernardini suonò alla Bussola di Marina di Pietrasanta, concerto che venne ripreso dalla Rai. Quattro anni dopo morì a causa di un cancro ai polmoni, solo pochi giorni dopo la morte per overdose di Paul Gonsalves.

Il tributo dei colleghi: da Miles Davis a Stevie Wonder
Molti musicisti hanno dedicato brani tributo al Duca. Dave Brubeck nel 1954 scrisse The Duke, divenuto poi uno standard e interpretato da numerosi altri artisti tra cui Miles Davis nel suo album Miles Ahead e Louis Armstrong in duetto con Carmen McRae. Lo stesso Miles Davis compose, un mese dopo la scomparsa di Ellington, He Loved Him Madly, una sorta di requiem. Charles Mingus, pur essendo stato molti anni prima “licenziato” da Ellington, scrisse Duke Ellington’s Sound Of Love sempre nel 1974. Mentre Stevie Wonder nel 1976 gli dedicò Sir Duke, che sarebbe diventato uno dei suoi più grandi successi, includendolo nell’album Songs in the Key of Life. Tag43 vi dà il buongiorno sulle note di It Don’t mean a Thing cantata da Ella Fitzgerald.