Il 22 giugno 2015 moriva a 73 anni Laura Antonelli, pseudonimo di Laura Antonaz. Nata a Pola nel 1941, insieme con le colleghe Femi Benussi, Alida Valli e Sylva Koscina, ha fatto parte del gruppo definito delle ‘bellissime quattro’ istriane. Profuga durante l’esodo, Antonelli si trasferì con la famiglia a Napoli dove, dopo aver frequentato le scuole superiori, si diplomò presso l’Istituto superiore di educazione fisica. Trasferitasi a Roma lavorò come insegnante di educazione fisica, non passò molto tempo prima che venisse notata ed entrasse così nel mondo dello spettacolo. Dopo un breve matrimonio con l’antiquario Enrico Piacentini, e una relazione con Mario Marenco, collega di Renzo Arbore nella trasmissione radiofonica Alto gradimento, visse un’intensa storia d’amore, durata otto anni (dal 1972 al 1980), con il divo francese Jean-Paul Belmondo.
La consacrazione con Malizia
Dopo aver girato alcuni spot per la Coca Cola e posato per i fotoromanzi, Laura Antonelli esordì sul grande schermo con piccoli ruoli, a partire da Il magnifico cornuto di Antonio Pietrangeli del 1964 e Le sedicenni di Luigi Petrini del 1965. Il successo arrivò nel 1971 con Il merlo maschio, primo di molti suoi film erotici, interpretato al fianco di Lando Buzzanca e diretto da Pasquale Festa Campanile. Due anni dopo fu la volta di Malizia di Salvatore Samperi. La scena mentre sale le scale lasciando intravedere il reggicalze entrò nell’immaginario erotico italiano consacrandola icona sexy.

Da Chabrol a Risi, fino a Visconti e Scola: la Antonelli d’autore
Antonelli nella sua carriera prese parte a film d’autore come Trappola per un lupo di Claude Chabrol, sul cui set conobbe Jean-Paul Belmondo, Sessomatto di Dino Risi e Mio Dio, come sono caduta in basso! di Luigi Comencini, alternandoli con pellicole scritte appositamente per lei come Peccato veniale, sempre di Samperi, o Divina creatura di Giuseppe Patroni Griffi nel quale interpretò una scena di nudo integrale della durata di sette minuti, un vero record per l’epoca. Dal 1976 collaborò con registi che esaltarono il suo talento di attrice. Tra questi Luchino Visconti – secondo cui Antonelli era «il volto femminile più bello del mondo» – con cui girò nel 1977 L’innocente, Mauro Bolognini (Gran bollito) ed Ettore Scola. Con Passione d’amore del 1981 Antonelli vinse il David di Donatello come migliore attrice non protagonista. Successivamente prese parte a commedie come Il Malato immaginario e L’Avaro, entrambi di Tonino Cervi con Alberto Sordi protagonista, senza abbandonare mai del tutto il filone erotico con film come Casta e pura (1981), al fianco di Massimo Ranieri, e diretto da Semperi. Così fu per tutti gli Anni 80, con l’eccezione di La Venexiana, pellicola ispirata all’omonima commedia del ‘500, accanto a Monica Guerritore e a Jason Connery. Sul finire del decennio arrivò in tv con due miniserie: Gli indifferenti (1988) e Disperatamente Giulia (1989).
L’arresto, la malattia e la voglia di scomparire
Nel 1991 cominciò la sua parabola discendente. Nella sua villa di Cerveteri vennero trovati 36 grammi di cocaina. Dopo essere stata condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di stupefacenti, nel 2000 venne assolta in appello che la riconobbe consumatrice ma non spacciatrice. Dopo questa parentesi, Antonelli tornò al cinema con Malizia 2mila ricorrendo durante le riprese alla chirurgia estetica. In concomitanza con i trattamenti l’attrice manifestò reazioni avverse a suo dire causate dall’intervento. Antonelli chiese un risarcimento miliardario, ma dopo 13 anni le sue pretese vennero rigettate: i presunti effetti collaterali delle cure estetiche erano stati causati de una malattia, l’edema di Quincke.
Dopo la vicenda l’attrice sprofondò in una seria depressione unita alle difficoltà economiche. Nel 2010 Lino Banfi lanciò un appello sul Corriere della Sera per chiedere al governo un sostegno economico per l’attrice che viveva con una pensione di appena 500 euro. «Ringrazio Lino Banfi e tutti coloro che si stanno preoccupando di me», fece sapere l’attrice tramite il suo avvocato, Lorenzo Contrada. «Mi farebbe piacere vivere in modo più sereno e dignitoso anche se a me la vita terrena non interessa più. Vorrei essere dimenticata». Lo stesso accadde con Simone Cristicchi che nel 2013 avrebbe voluto portare al Festival di Sanremo la canzone Laura, dedicata alla sua vita dimenticata, ma visto il desiderio dell’attrice di rimanere nell’oblio rinunciò.
Nella sua ultima intervista rilasciata al free press L’Ortica nel marzo 2012 ammise: «Può sembrare paradossale ma un giorno ti guardi allo specchio, vedi che sei bella, ricca e famosa ma ti accorgi che hai un vuoto dentro. Così arrivano scelte sbagliate, cadi nel precipizio e solo grazie alla fede ho superato tante avversità». Tag43 la ricorda con una scena di Sessomatto di Dino Risi con Giancarlo Giannini.