Il 21 aprile 2016 moriva Prince. Il folletto di Minneapolis fu trovato morto nell’ascensore della sua residenza, a soli 57 anni, per un’overdose accidentale da oppiacei. Autore, cantante, musicista polistrumentista, era stato – controparte “scandalosa” di Michael Jackson – una delle principali icone degli Anni 80.
L’esordio discografico, già da produttore
Nato il 7 giugno 1958 a Minneapolis, Prince Rogers Nelson cresce in una famiglia piena di problemi: dal padre, che suonava in un trio jazz, eredità il nome e la passione per la musica. Pianoforte, chitarra, sassofono, batteria. Prince nel giro di pochi anni impara a suonare una notevole quantità di strumenti e, da adolescente, si cimenta come session-man in uno studio di registrazione, mentre entra a far parte di band locali. A nemmeno vent’anni riesce non solo a farsi mettere sotto contratto dalla Warner Bros, ma ottiene anche carta bianca dall’etichetta. Passano pochi mesi e nel 1978 ecco il primo album di Prince, scritto, suonato e interpretato da lui stesso, dal titolo For You.
Il successo planetario con Purple Rain
Ottenuta ulteriore fiducia dalla casa discografica, nel 1979 l’artista dà alle stampe il secondo album Prince, più orecchiabile del primo, con cui raggiunge grande successo anche grazie al singolo I Wanna Be Your Lover. La fama del “Folletto di Minneapolis” (era alto 1,58 m) raggiunge l’Europa, che come l’America rimane sedotta dal lavoro successivo Dirty Mind e dalla metamorfosi di Prince: abbandonate le tute aderenti, il cantante adotta un’immagine androgina e sessualmente ambigua. È in questo periodo che Prince diventa la controparte “cattiva” di Michael Jackson. Destabilizzante il primo, rassicurante il secondo (la storia smentirà tutti): due facce della medaglia della musica black.

Kiss e i tanti cambi di nome della carriera
Nel 1986 esce il quarto disco Parade, che contiene Kiss, uno dei suoi cavalli di battaglia. Praticamente un album all’anno, talvolta addirittura due, Prince si conferma successivamente artista estremamente prolifico ma poco incline a seguire i dettami del mondo discografico. Dagli anni Novanta la volontà di indipendenza e la precoce diffidenza nei confronti della musica online gli fanno prendere iniziative coraggiose. Per rivendicare la libertà di scelta artistica e per motivi legali cambia nome diverse volte: da Tafkap (The Artist Formerly Known as Prince) a The Artist, fino a un simbolo impronunciabile. Un bel caratterino quello di Prince, che si guadagna il nomignolo di His Royal Badness (“Sua Cattiveria Reale”).

La morte a soli 57 anni
Tanti i dischi incisi nel prosieguo della carriera, nessuno capace di replicare il successo di Purple Rain, nonostante i continui spunti originali. Mai considerato superato, ogni sua uscita continua a suscitare comunque attenzione. Nel 2007 si esibisce durante l’Halftime Show del Super Bowl, “incendiando” lo stadio di Miami. Nel 2015 l’ultimo disco della carriera: Hit n Run, era uscito nel 2015, pubblicato in streaming in due parti separate. Il 21 aprile 2016 Prince viene poi trovato morto in un ascensore all’interno del complesso Paisley Park, alle porte di Minneapolis.
Tag43 vi dà il buongiorno con Purple Rain, la sua canzone più famosa.