Oggi 20 aprile esce nelle sale Il sol dell’avvenire, il nuovo film di Nanni Moretti. Il regista torna in “purezza”, dopo le parentesi di Mia madre e Tre Piani, con tutti i suoi tic, le sue fissazioni, le sue idiosincrasie. In altre parole un Michele Apicella con qualche anno in più sulle spalle, più malinconico, che si sposta in piazza Mazzini a bordo di un monopattino al posto della Vespa che lo aveva accompagnato a Garbatella e Casalpalocco in Caro Diario. E che, come scrive Mereghetti sul Corriere, sembra chiedersi se abbia ancora senso fare film à la Moretti. Anche se, come ribadito dallo stesso regista, non si tratta di un film testamento. Tutt’altro. È solo la fine di una stagione.
Moretti e Cannes, una storia lunga 45 anni
Con Il sol dell’Avvenire, Moretti torna anche in gara nella “sua” Cannes, dopo aver partecipato nel 2021 con Tre Piani (11 minuti di applausi in sala ma stroncature dalla critica internazionale) e 45 anni dopo la sua prima volta sulla Croisette con Ecce Bombo: era il 1978. In mezzo Caro diario, con cui vinse nel 1994 il premio per la miglior regia (Prix de la mise en scène); Aprile, presentato in concorso alla 51esima edizione del Festival e la vittoria della Palma d’oro nel 2001 con La stanza del figlio. Nel 2006 Moretti partecipò al festival con Il caimano, aggiudicandosi il Premio della città di Roma. Nel 2011 fu la volta di Habemus Papam, e nel 2015 di Mia madre che si aggiudicò il Premio della giuria ecumenica.

Un film nel film (nel film), il richiamo a 8½
Moretti è Giovanni, un cineasta che sta girando un film ambientato nel 1956 su un giornalista dell’Unità, Ennio (Silvio Orlando) iscritto al Partito comunista italiano integralista e impreparato all’invasione dell’Unione sovietica dell’Ungheria. Sposato con Paola (Margherita Buy), che è anche la sua produttrice, e con una figlia, Emma (Valentina Romani), impegnata con un uomo più grande di lei, Giovanni sta per essere lasciato dalla moglie che lo trova impossibile e pesante. Mentre sul set arriva il circo da Budapest, il Budavari, con acrobati ed elefanti, e il suo protagonista Silvio Orlando si sta lentamente legando all’attrice (Barbora Bobulova) che interpreta la sartina Vera, Giovanni sta già pensando di girare un film pieno di canzoni italiane. Il sol dell’Avvenire dunque si muove su tre piani come il felliniano 8½, con tanto di parata finale. Tag43 vi dà il buongiorno con le autocitazioni morettiane nel nuovo film.

Il sol dell’Avvenire e il ritorno delle ossessioni morettiane
Le scarpe
Il sol dell’Avvenire segna anche il ritorno delle ossessioni del regista. Come quella per le scarpe. Per Giovanni sono i sabot: «Non sono scarpe serie, al massimo pantofole. Dietro i sabot c’è una tragica visione del mondo. Se si coprono le dita non si può lasciare scoperto il calcagno». La stessa idiosincrasia che Michele Apicella manifestava in Bianca, dove il professore serial killer se la prendeva anche con gli zoccoli olandesi, e in Palombella rossa. Ma anche ne La messa è finita: «Non puoi accogliermi con le pantofole», sbotta Don Giulio a tavola.
Le parole
Poi ci sono le parole in inglese. La scena in cui Giovanni è al tavolo con i responsabili di Netflix con i loro «what the fuck» e «slow burner» non può non ricordare la tirata di Palombella Rossa contro la giornalista che infarcisce l’intervista con anglicismi. «Chi parla male, pensa male e vive male», dice Michele Apicella a bordo piscina. «Le parole sono importanti: trend negativo. Io non parlo così, io non penso così».
I film violenti
Anche ne Il sol dell’Avvenire Moretti-Giovanni ribadisce il suo fastidio per i film dove la violenza è fine a se stessa, bloccando un collega che sta girando una esecuzione a sangue freddo: «La scena che stai girando fa male al cinema!». Lo stesso fastidio che in Caro diario aveva mostrato a proposito di Henry pioggia di sangue.
I dolci
Non possono mancare i dolci. Questa volta protagonista è «la crema zenzero e cannella, meringa alla nocciola tonda e gentile e pistacchio di Bronte» che fa parte del rito propiziatorio prima dell’inizio delle riprese. In Bianca erano il Montblanc, la Sacher Torte («Non conosce la Sacher Torte? Continuiamo così, facciamoci del male»). E naturalmente la Nutella.
La musica e il ballo
Torna anche la passione per la musica, soprattutto italiana con Battiato, Tenco, De Andrè e Noemi di cui Giovanni canta a squarciagola Sono solo parole (un’auto-presa in giro forse, visto che «le parole sono importanti», vedi sopra), un po’ come Apicella cantava E ti vengo a cercare in Palombella rossa.
Vediamo Giovanni anche ballare in auto sulle note di Think di Aretha Franklin come in passato lo abbiamo visto muoversi al ritmo di mambo in Caro Diario o immaginare un musical sul pasticcere trotzkista in Aprile.