Tabù per eccellenza dell’uomo contemporaneo, la morte e il rapporto con chi ha lasciato la dimensione materiale rappresentano da sempre fonte di ispirazione letteraria. In questi giorni la cultura occidentale commemora i defunti nella giornata del 2 novembre ma celebra anche con scherzi e dolci la festa di Halloween, la contrazione di All Hallows’ Eve, ossia la Notte di tutti gli spiriti sacri. L’uomo, per ragioni che antropologi e psicoanalisti sarebbero senz’altro in grado di spiegarci, sembra quindi non voler rinunciare a stabilire un contatto tra la vita reale e l’Aldilà. Noi, molto più modestamente, proponiamo una rassegna, per forza di cose non esaustiva, delle opere letterarie in cui il rapporto con coloro che non ci sono più è fonte di ispirazione per la vita presente.
Dal viaggio di Enea nell’Ade alla Commedia di Dante
Un tema toccato fin dall’antichità, basti pensare al viaggio di Enea nell’Ade, l’Aldilà secondo la religione degli antichi romani. Nell’Eneide, Virgilio fa incontrare al suo eroe le anime di molti concittadini troiani caduti in guerra, fino al momento del dialogo con suo padre Anchise, che gli mostra le ombre dei grandi uomini che nasceranno a Roma, la città che Enea stesso contribuirà a fondare con la propria discendenza. L’esempio (positivo o negativo) del morti è anche uno dei temi centrali della Divina Commedia dantesca, durante la quale il sommo poeta, guidato proprio da Virgilio, incontra personaggi come Ulisse, ammirato per il suo coraggio ma biasimato per la sua ribellione contro l’ordine costituito dal divino.
Dei Sepolcri di Foscolo e The Dead di Joyce
Venendo all’Ottocento, il rapporto con i morti è al centro anche del carme Dei sepolcri di Ugo Foscolo, nel quale il poeta di Zante spiega che i morti e i luoghi in cui sono sepolti possono essere un esempio per i viventi, e che quindi non era il caso che le tombe fossero poste al di fuori delle mura cittadine, tutte uguali e senza iscrizioni, come invece prescritto dall’editto di Saint Cloud, emanato da Napoleone nel 1804. Più romantica la visione di James Joyce, che ha intitolato The Dead (I morti) uno dei racconti più famosi dei suoi Dubliners, da cui nel 1987 John Huston ha tratto il suo ultimo grande film, in cui la solidità di un matrimonio apparentemente stabile viene messa in discussione da un ricordo di gioventù della moglie, legato all’amore per un ragazzo non più in vita ma ancora ben presente in lei.
L’immortalità secondo Milan Kundera e il dialogo tra vivi e morti in Murakami
Anche Milan Kundera, nel suo L’immortalità, affronta il tema del desiderio di vivere in eterno, cioè di rimanere vivo nei ricordi delle persone che si sono conosciute. Un desiderio proprio sia di chi è già immortale grazie alle proprie opere, come Goethe, sia di una persona comune come Bettina, entrambi protagonisti del romanzo. Il tema del dialogo con i propri morti è spesso presente anche nell’opera di Murakami Haruki, senz’altro il più conosciuto fra gli scrittori giapponesi contemporanei, e in particolare all’interno di Kafka sulla spiaggia, uno dei suoi libri più belli. Un 15enne maturo come un adulto e un anziano ingenuo e candido come un bambino fuggono dallo stesso quartiere di Tokyo senza sapere che si ritroveranno insieme a Takamatsu, nel Sud del Giappone. Qui, in uno scenario onirico, il mondo reale e il mondo di chi non c’è più avranno più occasioni di incontrarsi.
Se i morti e i vivi non smettono di parlare
La morte, stavolta come spauracchio, è un tema assai ricorrente anche nelle opere di un altro grande scrittore contemporaneo: Don De Lillo, che in Zero K racconta la storia di un miliardario che, dopo aver appreso della malattia incurabile della moglie, la trasporta con un aereo privato in una località segreta dell’Uzbekistan. Qui, nelle stanze di una clinica specializzata in crioconservazione, la donna verrà congelata all’interno di una capsula di azoto liquido, nella speranza di scongelarla quando la medicina avrà trovato il modo di curare il suo male. E al dialogo tra morti e vivi si torna nell’ultima segnalazione di questa carrellata: Noi di Paolo Di Stefano, romanzo uscito lo scorso anno in cui l’autore racconta momenti della storia d’Italia attraverso le vite di alcuni dei membri di un’unica famiglia, in cui viventi e defunti non smettono mai di “parlarsi”, anche per porre rimedio a torti che hanno causato piccole e grandi sofferenze.