Il 2 maggio 1869 apriva a Parigi le Folies Bergère, il più famoso music hall del mondo. Tempio del cabaret, del burlesque e del can can, il suo nome evoca da sempre ballerine, piume di struzzo, lustrini, spettacoli di varietà: insomma, la Belle Époque. Anche per questo, il celebre locale al 32 di rue Richer è ancora oggi meta di tantissimi turisti in visita nella capitale francese.

Fino al 1872 si chiamò Folies Trévise
Il teatro, che aprì i battenti esattamente 154 anni fa, fu realizzato dall’architetto Plumeret, che fece demolire il preesistente edificio ospitante un grande magazzino. Con molta probabilità, la volontà di creare un teatro nacque grazie a un’attrice socia della Comédie-Française, Madame Cornelie. Per quanto riguarda il nome, per tre anni il locale si chiamò Folies Trévise, dal nome della strada adiacente allo stabile. A seguito delle proteste dell’omonima famiglia che non voleva vedere il proprio nome accostato a un teatro di varietà, nel 1872 fu cambiato in Folies Bergère sempre dal nome di una strada nelle vicinanze. Che, però, non avrebbe urtato la sensibilità di nessuno.

Il bar del locale nel famoso dipinto di Manet
Nel giro di pochi anni le Folies Bergère diventò un punto di riferimento della vita notturna parigina, grazie al fitto cartellone di spettacoli di varietà, operette, cabaret, canzoni popolari e balletti. All’interno si assisteva agli spettacoli, certo, giocando nel frattempo d’azzardo, mangiando e bevendo. Il bar del locale diventò famoso tanto quanto il teatro: lo immortalò il pittore francese Édouard Manet nell’ultimo dipinto realizzato, oggi considerato il suo testamento artistico e spirituale. Nel quadro è raffigurata una giovane, bionda e mesta barista, dal tipico cordino di velluto nero al collo, in attesa di clienti.

Tra gli habitué anche Toulouse-Lautrec, Proust e Simenon
Frequentava il locale anche Henri de Toulouse-Lautrec, cliente abituale tra il 1894 e il 1896: amava assistere agli spettacoli di arte varia tra cui quelli dell’incantatrice di serpenti Nala Damajenti e della danzatrice Loïe Fuller, che dava vita a pionieristiche coreografie agitando lunghissimi veli in cui era avvolta. Toulouse-Lautrec la dipinse in molte sue opere. Tra gli artisti habitué del teatro parigino anche Auguste Rodin. Ma il locale attirò anche scrittori, come George Simenon e Marcel Proust, che citò il teatro in Alla ricerca del tempo perduto.
Il suo palco è stato calcato da tanti artisti: Josephine Baker la star
Dal palco delle Folies-Bergère palco passarono La Bella Otero, ballerina e attrice che vi esordì nel 1894, Mistinguett, una delle grandi star del music-hall francese, il cantante Maurice Chevalier. E poi Charlie Chaplin, Stan Laurel (Stanlio), Fernandel (che poi sarebbe “diventato” Don Camillo) e Jean Gabin. La star assoluta del teatro di rue Richer resta però Josephine Baker, considerata la prima celebrità nera e tra le più acclamate vedette di Parigi, dove portò il charleston fino ad allora sconosciuto in Europa.

Iniziò a esibirsi alle Folies-Bergère nel 1927, accompagnata da un ghepardo, che terrorizzò l’orchestra e fece fremere di paura il pubblico, incantato invece dal suo gonnellino con 16 banane, ideato dal costumista austriaco Paul Seltenhammer. Nel giro di pochi anni – leggenda vuole – circa 1.500 uomini chiesero la sua mano: uno si uccise al suo rifiuto, altri si batterono a duello, il già citato Simenon diventò invece suo amante.
Tag43 vi dà il buongiorno con il celebre balletto di Josephine Baker, la star del teatro Folies Bergere.