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2 giugno, perché è la Festa della Repubblica: storia e significato

Nel 1946 il nostro Paese abbandonava per sempre la forma della monarchia ed eleggeva l’Assemblea Costituente.

2 Giugno 2023 06:00 Alberto Muraro
Perché il 2 giugno si festeggia la Festa della Repubblica italiana? Ecco qual è la storia del nostro Paese e il significato di questo giorno.

Perché si celebra la Festa della Repubblica ogni 2 giugno? Le celebrazioni sono legate al giorno in cui, nel 1946, la storia del nostro Paese cambiò per sempre con l’abbandono definitivo della forma di governo monarchica. Ecco dunque il significato di questa evenienza e il relativo contesto storico.

Perché il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica italiana

Una volta terminata la Seconda Guerra Mondiale, si decise di chiudere una volta e per tutte la parentesi monarchica in Italia, anche e soprattutto alla luce del fatto che i sovrani dell’epoca, i Savoia, avevano lasciato il fascismo dilagare e agire indisturbato nei terribili anni del conflitto. Il 2 e 3 giugno del 1946, milioni di italiani vennero dunque chiamati alle urne per una decisione storica: rimanere in monarchia o passare al sistema repubblicano. Si trattò di un evento storico anche per un altro motivo: fu la prima votazione a suffragio universale della storia italiana.

Il risultato delle votazioni fu comunicato il 10 giugno 1946, con la proclamazione ufficiale della Repubblica Italiana da parte della Corte di Cassazione il 18 giugno. La vittoria della repubblica fu ottenuta con uno scarto di circa 2 milioni di voti. Furono infatti 12.717.923  i voti a favore della repubblica, contro i 10.719.284 per la monarchia (con una percentuale del 54,3 per cento a fronte del 45,7 per cento). Le donne ebbero un ruolo e un peso determinanti nelle votazioni – si recarono alle urne 12.998.131 donne contro 11.949.056 di uomini. Questo il ricordo di Tina Anselmi: «Le italiane, fin dalle prime elezioni, parteciparono in numero maggiore degli uomini, spazzando via le tante paure di chi temeva che fosse rischioso dare a noi il diritto di voto perché non eravamo sufficientemente emancipate».

Presto, i Savoia decisero di lasciare il Paese per motivi di sicurezza. A partire dal 1° giugno 1948, inoltre, nella Costituzione Italiana si sancì di fatto l’esilio degli eredi maschi dei Savoia (l’abrogazione della misura arrivò nel 2002).

Il voto per l’Assemblea Costituente

Sempre il 2 giugno 1946 si votò anche per l’Assemblea costituente. Il risultato sancì l’affermazione della Democrazia cristiana che conquistò la maggioranza relativa (35,21 per cento), mentre il Partito socialista e il Partito comunista raggiunsero insieme il 39,61. Vennero elette 21 donne, le cosiddette Madri costituenti. Nove provenivano dalla DC (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici Agamben, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra Verzotto, Vittoria Titomanlio), nove dal PCI (Adele Bej Ciufoli, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana Togliatti, Teresa Noce Longo, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi), due dal PSIUP (Angelina Merlin e Bianca Bianchi) e una dal partito dell’Uomo Qualunque (Ottavia Penna Buscemi).

Come si festeggia il 2 giugno

Essendo festa nazionale, il 2 giugno scuole e uffici restano chiusi. Ogni anno, inoltre, si svolge una solenne cerimonia a Roma con la deposizione della corona di alloro al Milite Ignoto sull’Altare della Patria da parte del presidente della Repubblica. Nel corso della cerimonia, in aggiunta, una banda suona l’Inno di Mameli, subito prima del passaggio delle frecce tricolori sui cieli capitolini. La giornata, infine, si conclude con l’apertura al pubblico dei giardini del Quirinale.

 

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