«I testi di Franco Battiato sono minchiate assolute». Aveva fatto rumore la gaffe di Michela Murgia, un paio d’anni fa. Vicenda subito archiviata, per carità. La rettifica non si era fatta attendere. «Era solo una provocazione. Io lo adoro!». Ma allora cosa? Impostore o genio? Oggi 18 maggio, nel primo anniversario della morte di Battiato, quell’andata e ritorno di giudizi riecheggia. Sul cantante siciliano, infatti, ci si è sempre divisi. La verità oscilla, barcolla, cerca «un centro di gravità permanente». Eppure la si può trovare. Dentro Battiato c’è un Battiato segreto. Le sue canzoni sono «solo l’ombra della luce». Il suo universo è fatto di simboli e citazioni che non sempre si vedono. Battiato è imprendibile. Anzi, è Come un cammello in una grondaia, frase che il medico persiano al-Biruni usava per descrivere l’inadeguatezza umana nel parlare della vita, del fato, del cosmo.
Nelle sue strofe i libri più amati
Battiato ha cercato per tutta la vita le parole adatte: non per dire ma per evocare. Non c’è truffa nelle sue strofe. Ci sono invece i libri più amati. Vengono da Aldous Huxley le suggestioni del primo disco, Fetus, la cui copertina (con l’immagine di un feto) era stata censurata nel 1971. «Il Re del Mondo che ci tiene prigioniero il cuore» viene da René Guénon. «La più grassa puttana che mai avessi visto» è nel brano Ecco com’è che va il mondo e viene dritta da Hemingway. Su tutto, poi, aleggia la lezione del mistico armeno Georges Ivanovič Gurdjieff. Il suo pensiero, per Battiato, era «una specie di sufismo adatto alla nostra società consumistica».

Battiato, musica colta travestita da pop e viceversa
Ma al cantante non importava che si cogliessero le citazioni. «Le mie», diceva, «sono solo parole fatte per la musica». Figlio di uno scaricatore di porto a New York, debuttante in un cabaret milanese (sul palco con chitarra dopo Jannacci e Pozzetto), musicista con parecchi pseudonimi (Springfield, Colonnello Musch, Astra), Battiato ha sudato una faticosa gavetta. La sua cultura si è stratificata strada facendo. Lui l’ha riversata in successi come La cura, Prospettiva Nevski, E ti vengo a cercare. Musica colta travestita da pop, ma anche viceversa. Dall’inizio alla fine Battiato è rimasto imprendibile. Avvolto nel mistero della sua leggerezza, suo vero segreto.
Tag43 vi dà il buongiorno con L’ombra della Luce cantata in arabo a Baghdad nel 1992.