Vent’anni fa, il 16 marzo 2002, si spegneva a Roma Carmelo Bene. Tra i protagonisti della neo avanguardia teatrale e tra i fondatori del nuovo teatro italiano, il suo genio divise – e continua a dividere – pubblico e critica. Nato nel 1937 a Campi Salentina, nel Leccese, Bene dopo aver frequentato la scuola degli Scolopi definendo nella sua autobiografia gli insegnanti incompetenti in teologia e bestemmiatori, comincia con poca convinzione gli studi in Giurisprudenza alla Sapienza riuscendo a evitare la leva fingendosi omosessuale. Nel 1957 si iscrive all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico che però frequenta per un solo anno considerando i corsi inutili. Disse poi d’essersene andato per ragioni ideologiche, in realtà venne cacciato per indisciplina. Due anni dopo, esordisce in teatro con Caligola di Albert Camus per la regia di Alberto Ruggiero. Dopo le prime esibizioni romane torna a casa per sposare l’attrice fiorentina Giuliana Rossi contro il parere della famiglia. Il padre arriva addirittura a farlo internare in manicomio ma le nozze si celebrano lo stesso a Firenze nel 1960. Dall’unione nasce Alessandro che però muore piccolissimo di tumore.
Carmelo Bene e il Teatro laboratorio a Trastevere
Dopo il periodo fiorentino che lui stesso definisce di «pura erranza», arriva a Genova dove frequenta Aldo Braibanti e Sylvano Bussotti il quale cura le musiche dello Spettacolo-concerto Majakovskij che si tiene a Bologna nel 1960. Tra il 1961 e il 1962 realizza il primo Amleto e il primo Pinocchio. Fino al 1963 dà vita al Teatro laboratorio a Trastevere che viene chiuso dopo un incidente ‘diplomatico’. Un attore orina sul pubblico tra cui siede l’ambasciatore argentino scatenando tafferugli. In questi anni comincia il sodalizio artistico sentimentale con Lydia Mancinelli che con Alfiero Vincenti diventano per Bene figure di riferimento. Nel 1964 si tiene al Teatro delle Muse la prima Salomè tratta da Oscar Wilde con la partecipazione di Franco Citti. Spettacolo applaudito tra gli altri da Ennio Flaiano e da Alberto Arbasino, oltre che dal critico John Francis Lane del Times.
L’Edipo re con Pier Paolo Pasolini
Tra il 1965 e il 1966, Bene scrive i romanzi Nostra Signora dei Turchi e Credito italiano, portati poi a teatro e al cinema. Proprio con il film Nostra signora dei Turchi vince nel 1968 il Leone d’Argento a Venezia. Nel 1967, Pier Paolo Pasolini lo chiama per l’Edipo re nel ruolo di Creonte. Tra il 1968 e il 1974, gli anni della fantasia al potere, Bene calca i grandi teatri con Don Chisciotte insieme a Leo De Berardinis, La cena delle beffe insieme a Gigi Proietti, e S.A.D.E.
Da Majakowski alla lettura della Divina Commedia a Bologna
Nel 1974 la prima apparizione televisiva con Quattro modi di morire in versi: Majakowski, Blok, Esenin, Pasternak che ottiene un grande successo di pubblico e critica. Sempre in tv, ma anni più tardi, partecipa tra i vari programmi a Mixer Cultura (1988) e al Maurizio Costanzo Show (1994 e 1995). Nel 1979 si esibisce a Milano con il Manfred, il poema di Byron con orchestra dal vivo, accompagnato dalle musiche di Robert Schumann. In occasione del primo anniversario della strage di Bologna, nel 1981 Carmelo Bene porta la lettura della Divina Commedia sulla Torre degli Asinelli davanti a oltre 100 mila persone. Nel 1988 nonostante le critiche e le polemiche diventa direttore artistico della sezione teatro della Biennale di Venezia.
Quella volta che a Mosca invocò Stalin
Nonostante gli acciacchi e i problemi al cuore, Bene non tradisce mai la sua indole di enfant terrible. Sposato in seconde nozze con Raffaella Baracchi da cui ha una figlia, Salomé, passa però gli ultimi otto anni di vita con Luisa Viglietti, di 27 anni più giovane. Viglietti nel memoir Cominciò che era finita ha restituito la quotidianità di Bene. Tra i tanti aneddoti, Viglietti racconta come a Mosca, in piena Perestroika, Bene interruppe una discussione a lui dedicata al teatro Majakovskij. «Bisogna dire agli spettatori che non c’è niente da capire! Che non possono capire. Uno solo avrebbe potuto capire quello che faccio, e l’avrei voluto qui, in sala, di fronte a me. Purtroppo non c’è», disse salendo in scena. «È Stalin! Perché lui faceva con voi, popolo russo, la stessa cosa che io sto facendo, ovvero condurvi dove meritate di andare: al nulla, al vuoto!». Tag43 vi dà il buongiorno con un brano tratto da Amleto (da Shakespeare a Laforgue) del 1974.