Guten Tag

Redazione
16/02/2022

Il 16 febbraio 1990 moriva per le conseguenze dell'Aids Keith Haring. Tag43 vi dà il buongiorno con il video della realizzazione di Tuttomondo a Pisa.

Guten Tag

Il 16 febbraio 1990 moriva a New York Keith Haring, uno dei più importanti esponenti della pop art e writer statunitensi. Nato il 4 maggio del 1958 in Pennsylvania, il padre Allen colse da subito il talento del figlio per l’arte. «Mio padre realizzava per me personaggi dei cartoni animati, e questi erano simili a come disegnavo io», raccontò l’artista al suo biografo John Gruen, «con un’unica linea e un contorno fumettistico».

Haring, la prima personale e l’amicizia con Basquiat

Centrale nella sua formazione la visita al museo Hirshhorn di Washington D.C., dove era esposta la produzione grafica di Andy Warhol. Nel 1976 Haring si iscrisse all’Ivy School of Professional Art di Pittsburgh, dove spinto dai genitori, cominciò a seguire il corso di grafica pubblicitaria. Ben presto però si accorse che non era quella la sua strada. Un anno dopo entrò in contatto con Pierre Alechinsky, artista che gli diede la forza di continuare. E così Haring organizzò la sua prima personale ottenendo un buon successo. Nel 1979 strinse amicizia con un altro artista emergente di Brooklyn: Jean-Michel Basquiat.

Il 16 febbraio 1990 moriva Keith Haring uno degli esponenti di spicco della pop art
Un’opera di Haring al Museo di Arte Moderna di Parigi (Getty Images).

La scena newyorchese e il successo anche in Europa

Da Pittsburgh, Haring si trasferì così a New York seguendo i corsi della School of Visual Art e frequentando il Club 57 punto di ritrovo dell’intellighenzia della Grande Mela. Inserito nella scena artistica newyorchese e allergico all’accademia, Haring imboccò la via del graffitismo per definire la propria identità artistica. Il grande successo anche fuori dagli States arrivò con la personale del 1982 in collaborazione del gallerista Tony Shafrazi. All’inaugurazione parteciparono tra gli altri Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Francesco Clemente, Sol LeWitt e Richard Serra. Successivamente l’artista espose in Europa: Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna, e anche in Italia: a Napoli presso la galleria di Lucio Amelio e nel 1984 alla Biennale di Venezia. La consacrazione definitiva nel 1986 con l’inaugurazione a SoHo del PopShop, un negozio in cui si vendevano magliette e gadget con le sue opere.

Keith Haring moriva il 16 febbraio 1990
Tuttomondo di Haring a Pisa.

L’Aids e l’ultimo murales a Pisa: Tuttomondo

A metà degli Anni 80, mentre Haring si imponeva come uno degli artisti più influenti della pop art, esplose la pandemia di Aids. Haring, che contrasse il virus, si impegnò in prima persona per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla malattia e sui rischi. Fece parte anche di ACT UP, movimento politico per la lotta all’Aids. Segnato dalla malattia, l’ultimo murales che riuscì a realizzare nel 1989 fu Tuttomondo, sulla parete esterna del convento di Sant’Antonio a Pisa. Un inno alla vita e, come ammise lui stesso, uno dei «progetti più importanti che abbia mai fatto». A convincerlo fu Piergiorgio Castellani, un giovane studente pisano che si trovava a New York. Riconoscendolo per strada, gli chiese senza troppi giri di parole di realizzare proprio nella città toscana un’opera fruibile da tutti. «Lo ‘aggredii’ subito, lo riempii di domande e lui mi ascoltava, avrebbe potuto salutarmi rapidamente, invece era a suo modo affascinato nel vedere un ragazzino italiano così preso», ha raccontato Castellani ad Artribune. «Allora lo provocai con tono scherzoso dicendogli che in Italia mancava una sua opera permanente, aveva lavorato a Milano per Fiorucci (lo stilista gli mise a disposizione i 1.500 metri quadrati del suo negozio da dipingere come voleva, ndr) e poi a Roma, ma non c’era un lavoro davvero per tutti e di tutti e lui mi rispose: “Domani vieni nel mio studio e ne parliamo». Tag43 vi dà il buongiorno con il video girato durante la realizzazione di Tuttomondo.

https://www.youtube.com/watch?v=yKnxSd3FI14