Il 19 febbraio 2019 ci lasciava Bruno Ganz. Nato a Zurigo nel 1941, figlio di una italiana e di un operaio svizzero, debuttò al cinema nel 1960 nel film Der Herr mit der schwarzen Melone, grazie al quale venne notato dall’attore Gustav Knuth che divenne suo mentore. Dieci anni dopo, con il regista Peter Stein e l’attrice Edith Clever, fondò la compagnia teatrale berlinese di ispirazione brechtiana Schaubühne am Halleschen Ufer.
Il successo con Wim Wenders ne Il cielo sopra Berlino
In pochi anni diventò uno degli attori-simbolo del Junger Deutscher Film, o Nuovo Cinema Tedesco, insieme a registi oggi di culto come Edgar Reitz, Margarethe Von Trotta, Rainer Werner Fassbinder e, soprattutto, Wim Wenders e Werner Herzog. Proprio Wenders, nel 1977, gli offrì il primo ruolo importante della carriera, quello del corniciaio Jonathan Zimmermann ne L’amico americano, mentre Herzog, l’anno successivo, lo volle per impersonare l’agente immobiliare Jonathan Harker nel remake del capolavoro espressionista Nosferatu, il principe della notte. Wenders lo sceglierà ancora per il capolavoro Il Cielo sopra Berlino del 1987 e il meno riuscito Così lontano così vicino del 1993. In mezzo, due film italiani: Un amore di donna di Nelo Risi (1988), insieme a Laura Morante, e La domenica specialmente (1991), nell’episodio diretto da Giuseppe Bertolucci con Ornella Muti.

La consacrazione internazionale con La caduta
Nel 2000 Ganz vinse il David di Donatello come miglior attore protagonista in Pane e tulipani, delicata commedia di Silvio Soldini. Quattro anni dopo invece interpretò magistralmente Hitler ne La caduta di Oliver Hirschbiegel sugli ultimi giorni del dittatore nazista nel bunker di Berlino. Per la sua interpretazione fu nominato agli Oscar come migliore attore.
Tra Hollywood e produzioni di nicchia
Successivamente lavorò con registi come Jonathan Demme (The Manchurian candidate, sempre del 2004), Ridley Scott (The counselor, 2013), Lars Von Trier (nell’ultimo La casa di Jack), e Terrence Malick ne La vita nascosta, uscito postumo nel 2019. Ai grandi progetti Ganz seppe alternare pellicole significative per la storia della Germania, suo Paese d’adozione, come La banda Baader-Meinhof diretto nel 2008 da Uli Edel, candidato nel 2009 come miglior film straniero sia agli Oscar sia ai Golden Globe. O centrati sulla profondità dei protagonisti come La fine è il mio inizio di Jo Baier tratto dall’omonimo libro postumo di Tiziano Terzani. Nella sua lunga carriera, Bruno Ganz ha recitato in una cinquantina di film, senza trascurare la sua grande passione per il teatro, soprattutto per le opere di Bertolt Brecht e per le rappresentazioni del Faust. Tag43 lo ricorda dandovi il buongiorno con una scena di Pane e tulipani.