Emergono nuovi dettagli sul caso del 15enne che, nel pomeriggio di mercoledì 25 gennaio 2023, è stato spinto contro un treno alla stazione di Seregno. Secondo quanto ricostruito dagli agenti della questura di Monza e Brianza, che hanno fermato due coetanei, si sarebbe trattato di una vera e propria spedizione punitiva. La colpa? Aver mandato un messaggio ad una ragazzina contesa.
15enne spinto contro un treno
Il giovane si trovava al binario 1 in attesa del treno per tornare a casa quando due ragazzi di 14 e 15 anni hanno ingaggiato con lui una lite tentando di rubargli la felpa e colpendolo ripetutamente. La vittima è riuscita ad allontanarsi, ma i due lo hanno seguito per continuare a picchiarlo fino a spingerlo sulle rotaie dove, in quel momento, stava per passare un convoglio.
L’aggredito ha sbattuto la testa rimanendo miracolosamente incastrato tra la banchina e le ruote della carrozza. Immediatamente soccorso, è stato trasportato in codice giallo all’ospedale San Gerardo di Monza dove si trova ricoverato in osservazione ma non in pericolo di vita. Attualmente presenta una sutura estesa alla nuca e una probabile frattura della caviglia.

Responsabili individuati e fermati
Intanto le autorità hanno identificato e fermato i responsabili, fuggiti dopo i fatti ma rintracciati grazie alle telecamere di videosorveglianza. Il magistrato di turno della Procura presso il Tribunale dei minori di Milano si è recato in questura per interrogare i due giovanissimi. Al termine dell’interrogatorio, sussistendo gravi, precisi e concordanti indizi per i reati di tentato omicidio e tentata rapina, è stato disposto a loro carico il fermo di indiziato di delitto. Gli agenti della Squadra mobile della questura di Monza e della Brianza e della polizia ferroviaria di Monza hanno quindi eseguito il provvedimento restrittivo e, al termine delle incombenze di rito, hanno condotto gli stessi presso il carcere minorile di Torino.

Il Procuratore: «Pensano di vivere in un reality»
Il procuratore per i Minorenni Ciro Cascone ha così dichiarato all’Ansa: «Purtroppo questi ragazzi non sono più abituati a pensare. Agiscono, credono di vivere in una canzone o in un film e perdono il contatto con la realtà. Pensano di essere in un reality e di poter risolvere una questione apparentemente banale, come la contesa di una ragazza – un contesto culturale che dovremmo aver superato, perché quella ragazzina è una persona e non un oggetto – con una spedizione punitiva».
Comportamenti come questi si ripetono da anni e, se accade, è perché «da qualcuno li apprendono questi modelli». Non solo dalla famiglia, «che a volte è inerme», ma anche da «modelli esterni amplificati dai social, cosa che vent’anni fa non accadeva perché non c’era il palcoscenico».