Il 15 giugno 1993 moriva James Hunt: non il pilota più forte nella storia della Formula 1, ma sicuramente uno dei più amati dal pubblico… e dalle donne. Leggendarie le sue conquiste fuori dalla pista, singolari le circostanze del titolo iridato vinto nel 1976 grazie – anche – alla rinuncia da parte di Niki Lauda che, protagonista di un inaspettato ritorno alle corse dopo essere sopravvissuto a un gravissimo incidente a metà stagione sul Nurburgring, si rifiutò di gareggiare sotto il nubifragio del circuito del Fuji, in Giappone.
L’esordio in F1 grazie a Lord Hesketh e l’approdo in McLaren
Nato il 29 agosto 1947 a Londra, dopo alcuni anni non entusiasmanti nelle categoria minori, durante i quali gli fu affibbiato il soprannome Hunt The Shunt (“Lo Schianto”) a causa dei suoi frequenti incidenti, riuscì a esordire in Formula 1 nel 1973: successe grazie all’incontro con il ricco ed eccentrico (persino più di lui) aristocratico Alexander Hesketh, che aveva fondato la scuderia Hesketh Racing. Hunt chiuse la prima stagione in F1 all’ottavo posto in campionato, con 14 punti ottenuti. Nella seconda stagione ottenne tre podi e, in quella seguente, centrò il primo successo nei Paesi Bassi. Alla fine del campionato mondiale del 1975 la Hesketh Racing, in difficoltà economiche, chiuse la sua avventura in F1: Hunt si accordò così con la McLaren, rimasta orfana di Emerson Fittipaldi.

L’inaspettata vittoria nel campionato mondiale del 1976
Il campionato mondiale di F1 del 1976 sembrava ormai di marchio Ferrari con Lauda protagonista, quando il pilota austriaco fu vittima di un gravissimo incidente al Nürburgring, in Germania: salvato all’ultimo dalla monoposto in fiamme, tornò sorprendentemente in pista dopo soli 42 giorni, saltando appena due gran premi. Nel frattempo, Hunt aveva recuperato gran parte dello svantaggio accumulato in campionato, proponendosi come suo principale avversario. Il duello tra i due proseguì fino all’ultima gara, in programma in Giappone il 24 ottobre. Quel giorno, il circuito del Fuji fu colpito da un violento nubifragio: nel corso del secondo giro, Lauda preferì fermarsi ai box e ritirarsi, vista la pericolosità delle condizioni di gara. Hunt invece proseguì chiudendo al terzo posto, superandolo così nella classifica piloti.

Il resto della carriera, il precoce ritiro e la morte
Dopo l’inaspettato titolo mondiale soffiato a Lauda, di cui non era solo rivale ma anche amico, Hunt rimase in McLaren per altri due anni, conquistando tre vittorie (tutte nel 1977). Poi in cerca di rilancio passò alla Wolf, annunciando però il ritiro dalle gare dopo sette gran premi. Terminata la carriera di pilota a soli 31 anni, con 92 gare e 10 vittorie in F1, Hunt divenne commentatore televisivo per la Bbc, sempre mantenendo uno stile di vita molto sregolato, con un forte abuso di fumo e alcol: playboy fino all’ultimo, morì a soli 45 anni il 15 giugno 1993, a seguito di un attacco cardiaco.
Tag43 vi dà il buongiorno con una scena di Rush, film del 2013 diretto da Ron Howard che racconta l’intensa rivalità tra James Hunt e Niki Lauda, interpretati rispettivamente da Chris Hemsworth e Daniel Brühl.