Il 14 aprile 1980 moriva Gianni Rodari

Redazione
14/04/2022

Il 14 aprile 1980 moriva Gianni Rodari. Tag43 vi dà il buongiorno con la filastrocca Il dittatore letta dall'autore: «Tutto solo a mezza pagina, lo piantarono in asso e il mondo continuò una riga più in basso».

Il 14 aprile 1980 moriva Gianni Rodari

Il 14 aprile 1980 ci lasciava Gianni Rodari scrittore, pedagogista e poeta. Unico scrittore italiano ad aver vinto nel 1970 il prestigioso Premio Hans Christian Andersen, fu uno fra i maggiori interpreti del tema “fantastico” nonché, grazie alla Grammatica della fantasia del 1973, uno fra i principali teorici dell’arte di inventare storie.

Gianni Rodari e l’esperienza nella Resistenza

Nato il 23 ottobre 1920 a Omegna, sul lago d’Orta, in seguito alla prematura morta del padre nel 1929 si trasferì na Gavirate nel Varosotto paese natale della madre. Dopo un periodo passato in seminario, Gianni Rodari si diplomò come maestro, e nel 1938 fu precettore presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania a Sesto Calende. Nel 1939 si iscrisse alla facoltà di lingue della Cattolica di Milano, abbandonando però i corsi dopo pochi esami e cominciando a insegnare. Durante la Seconda Guerra mondiale venne esonerato dal servizio militare per motivi di salute, ma nel 1943 fu richiamato alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana e assegnato all’ospedale militare di Baggio. Traumatizzato dalla morte in guerra dei suoi due migliori amici e dall’internamento del fratello in un campo di concentramento nazista in Germania, prese contatti con la Resistenza lombarda ed entrò in clandestinità.

Il giornalismo, dal Pioniere all’Unità

Dopo il 25 aprile 1945, iniziò a lavorare come giornalista. Nel frattempo, pubblicò alcune trascrizioni di leggende popolari e alcuni racconti anche con lo pseudonimo di Francesco Aricocchi. Nel 1947 approdò a L’Unità di Milano, su cui, due anni dopo, iniziò a curare la rubrica La domenica dei piccoli. Nel 1950 si trasferì a Roma dove fondò e diresse con Dina Rinaldi il settimanale per ragazzi Pioniere. Il 13 dicembre 1953 fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI. Chiusa l’esperienza nel 1956, tornò, chiamato da Pietro Ingrao, all’Unità, dal settembre del 1956 al dicembre del 1958. Successivamente passò a Paese Sera cominciando a collaborare con Rai e Bbc.

L’impegno nelle scuole e le poesie musicate da Sergio Endrigo

Nel 1973 uscì il suo capolavoro pedagogico: Grammatica della fantasia, saggio per insegnanti, genitori e animatori. Nel 1976, insieme alla ex partigiana e giornalista Marisa Musu, fondò l’associazione Coordinamento Genitori Democratici, una Onlus impegnata a promuovere i valori di una scuola antifascista, laica e democratica. Fino all’inizio del 1980 continuò le collaborazioni giornalistiche e partecipò a molti incontri nelle scuole italiane. Alcuni suoi testi musicati da Sergio EndrigoCi vuole un fiore, Le Parole, Un signore di Scandicci, Napoleone, Zucca pelata, Mi ha fatto la mia mamma, Ho visto un prato, l bambino di gesso e Non piangere – sono entrati nell’immaginario collettivo accompagnando intere generazioni.

Il 14 aprile 1980 moriva Gianni Rodari lo ricordiamo con il dittatore
Filastrocche in cielo in terra (1960).

L’attualità de La Luna di Kiev e de Il dittatore

Tra le poesie di Gianni Rodari, ricordiamo La luna di Kiev da Filastrocche in cielo e in terra (1960) tornata in questo ultimo mese virale sui social. «Chissà se la luna/di Kiev/è bella/come la luna di Roma», si chiede il poeta. «Chissà se è la stessa/o soltanto sua sorella…/“Ma son sempre quella! – la luna protesta –non sono mica/un berretto da notte/sulla tua testa!/Viaggiando quassù/faccio lume a tutti quanti,/dall’India al Perù,/dal Tevere al Mar Morto,/e i miei raggi viaggiano/senza passaporto». Tag43 vi dà il buongiorno con altri versi di Rodari, letti da lui stesso. Quelli de Il dittatore, filastrocca tratta dalla stessa raccolta.

Un punto piccoletto,
superbo e iracondo,
“Dopo di me” gridava
“verrà la fine del mondo!”.

Le parole protestarono:
“Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo”

Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso
e il mondo continuò
una riga più in basso