Oggi 13 dicembre si celebra Santa Lucia. Nata e morta a Siracusa (283, 13 dicembre 304), è stata una martire cristiana durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano.
Santa Lucia, protettrice della vista e degli oculisti
È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa ed è spesso rappresentata con gli occhi in mano o poggiati su un vassoio. Per questo è considerata la protettrice della vista, degli occhi e degli oculisti. Del resto il nome Lucia deriva dal latino lux, luce. Secondo la tradizione, priva però di ogni fondamento e assente dalle narrazioni, alla martire vennero strappati gli occhi o se li strappò lei stessa per non cadere in tentazione. È una delle sette vergini menzionate nel Canone romano. Le sue spoglie mortali sono custodite nel Santuario di Lucia a Venezia. Il luogo di culto principale è invece la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa.
La tradizione nelle province di Bergamo e Brescia
Santa Lucia è una tradizione molto sentita nel Nord Italia, soprattutto tra le province di Bergamo e Brescia. La sera del 12 i bambini preparano dell’acqua e dei biscotti per Lucia e del fieno (e una carota) per l’asinello con il quale la santa si sposta per consegnare i doni. Santa Lucia cade il 13 dicembre, il giorno più corto dell’anno.

Santa Lucia nella letteratura: la Divina Commedia
La santa siracusana ha un ruolo centrale nelle opere di Dante Alighieri. Il poeta le era devoto forse a causa di una malattia agli occhi di cui narra nel Convivio (III, IX, 15-16): «E però puote anche la stella parere turbata: e io fui esperto di questo l’anno medesimo che nacque questa canzone, che per affaticare lo viso molto, a studio di leggere, in tanto debilitai li spiriti visivi che le stelle mi pareano tutte d’alcuno albore ombrate. E per lunga riposanza in luoghi oscuri e freddi, e con affreddare lo corpo de l’occhio con l’acqua chiara, riuni’ sì la vertù disgregata che tornai nel primo buono stato de la vista». Malattia confermata dal figlio di Dante, Jacopo, che nei commenti alla Commedia ricorda come dopo aver invocato la Santa, il sommo fosse guarito. Lucia è presente nelle tre cantiche, simbolo della luce della speranza. Accoglie Dante addormentato tra le sue braccia per trasportarlo in volo alla soglia del Purgatorio: «I’son Lucia / lasciatemi pigliar costui che dorme, sì l’agevolerò per la sua via» (Purgatorio, IX, 52 ss.). Sempre Santa Lucia è presente all’inizio del viaggio del sommo e sollecita Beatrice perché lo salvi con l’invio di Virgilio: «Beatrice, loda di Dio vera, / ché non soccorri quei che t’amò tanto, / ch’uscì per te de la volgare schiera? / Non odi tu la pieta del suo pianto, / non vedi tu la morte che’l combatte / su la fiumana ove ‘l mar non ha vanto? / Al mondo non fur mai persone ratte / a far lor pro o a fuggir lor danno, / com’io, dopo cotai parole fatte / venni qua già del mio beato scanno, / fidandomi del tuo parlare onesto, / ch’onora te e quei ch’udito l’hanno» (Inferno, II, vv. 97 ss.). Dante ritroverà Lucia in Paradiso: di fronte ad Adamo, come gli mostra San Bernardo, «siede Lucia, che mosse la tua donna / quando chinavi, a rovinar, la ciglia» (Paradiso, XXXII, vv. 136-138).
La Legenda Aurea e le Cronache di Norimberga
Le vicende del martirio di santa Lucia sono narrate in due importanti testi di argomento religioso: la duecentesca celebre Legenda Aurea, scritta dal domenicano Jacopo da Varazze, un’agiografia riportante le storie dei 150 maggiori santi e martiri dell’epoca, e le Cronache di Norimberga un’opera compilatoria di Hartmann Schedel del 1493.
L’omaggio di Garcia Lorca
Il poeta spagnolo Garcia Lorca (1898 – 1936) ha dedicato a Santa Lucia un poemetto in prosa intitolato Santa Lucia e San Lazzaro, dove parla della Santa e delle impressioni legate soprattutto al simbolo degli occhi.
«Sulla porta lessi questo cartello: locanda Santa Lucia.
Santa Lucia era una bella ragazza di Siracusa.
La pitturano con due bellissimi occhi di bue su un vassoio.
Sopportò il supplizio sotto il consolato di Pascasiano che aveva i baffi di argento e ululava come un cane da guardia. Come tutti i santi, propose e risolse teoremi deliziosi, di fronte ai quali gli apparecchi di fisica spaccano i loro vetri.
Dimostrò sulla pubblica piazza, di fronte alla sorpresa del popolo, che 1000 uomini e 50 paia di buoi non vincono la colombella sfavillante dello Spirito Santo. Il suo corpo, il suo corpaccio, diventò di piombo premuto. Nostro Signore, sicuramente, stava seduto con lo scettro della corona sulla sua cintura. Santa Lucia era una ragazza alta, col seno piccolo i fianchi larghi. Come tutte le donne selvagge, e di occhi troppo grandi, da uomo, con una molesta luce scura. Spirò su un letto di fiamme».
Santa Lucia in musica
Santa Lucia è anche una canzone napoletana, scritta da Teodoro Cottrau e pubblicata come barcarola a Napoli nel 1849. Fu la prima canzone napoletana tradotta in italiano. I versi del brano celebrano il pittoresco aspetto del rione marinaro di Santa Lucia, sul golfo di Napoli, cantato da un barcaiolo che invita a fare un giro sulla sua barca, per meglio godere il fresco della sera. Il brano divenne un successo mondiale: la versione più nota è sicuramente quella registrata agli inizi del 900 da Enrico Caruso, ma vanno ricordate anche quella del 1965 di Elvis Presley inserita nell’album Elvis for Everyone e di Dean Martin.