Il 13 aprile 2022, esattamente un anno fa, ci lasciava Letizia Battaglia, riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea per il valore civile ed etico dei suoi scatti. Più che “fotografa della mafia”, fu “fotografa contro la mafia”, come lei stessa preferiva definirsi. Con le sue foto, quasi sempre in bianco e nero, raccontò Palermo tra miseria e splendore, documentando le morti di mafia e le secolari tradizioni della Sicilia, spesso attraverso gli sguardi di donne e bambini.
I primi passi come giornalista e la scoperta della fotografia
Letizia Battaglia era nata a Palermo il 5 marzo 1935. In cerca della sua libertà, a 16 anni appena sposò Franco Stagnitta, un ragazzo benestante di qualche anno più grande di lei. In una società che non concepiva l’idea di una donna indipendente, assaporò la libertà tanto agognata diversi anni dopo quando, finito il matrimonio (da cui erano nate tre figlie), iniziò a lavorare come giornalista per il quotidiano palermitano L’Ora. Entrata grazie a una sostituzione estiva, lavorò molto: rientrati i colleghi maschi dalle ferie, vide via via ridursi sempre di più lo spazio in pagina. Unica donna in un mondo di uomini, nel 1971 si trasferì a Milano con le tre figlie e il compagno Santi Caleca. Al Nord, ecco la svolta: in cerca di impiego girò varie redazioni, sentendosi ripetere che ai giornali non interessavano articoli senza fotografie. Per cui da autodidatta (con una macchina avuta in regalo da un’amica) iniziò l’attività di fotoreporter. Pochi anni dopo fu richiamata a Palermo dal direttore de L’Ora, che affido a lei e a Caleca il Servizio fotografico del quotidiano. Successivamente, sempre a Palermo, Letizia Battaglia avrebbe avviato con il nuovo compagno Franco Zecchin l’agenzia Informazione Fotografica.

Per 20 anni raccontò il periodo più buio della sua città
Dal 1974, per quasi vent’anni, cominciò a documentare anni bui per la sua città, devastata dalla mafia e dagli attentati. Nel 1979, all’Hotel Zagarella, fotografò gli esattori mafiosi Salvo insieme a Giulio Andreotti, durante un incontro che sarebbe stato sempre negato in aula dal “Divo” finito a processo per associazione mafiosa («Io, questi Salvo, non li ho mai visti neanche in fotografia»). Nel periodo dell’ascesa dei Corleonesi, il 6 gennaio 1980 fu la prima fotoreporter a giungere sul luogo dove il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, stretto tra le braccia del fratello Sergio – oggi presidente della Repubblica – era stato appena assassinato da Cosa nostra. E poi i solenni funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie, della scorta nel 1982; l’anno successivo quelli di Rocco Chinnici, consigliere istruttore della Procura di Palermo; poi gli attentati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: era sempre in prima fila, con in mano la sua Leica. In mezzo anche altro, certo, come la famosa foto della “bambina con il pallone“, simbolo della speranza e del futuro delle palermitane, che dal quartiere della Cala fece il giro del mondo.

Fu la prima europea a vincere il Premio Eugene Smith
Prima donna europea a ricevere (nel 1985) il Premio Eugene Smith, intitolato al celebre fotografo di Life, Letizia Battaglia decise di smettere con la cronaca dei fatti di mafia durante l’annus horribilis 1992, continuando però a raccontare luci e ombre della sua Palermo. E a esporre in tutto il mondo. Tra i fondatori del Centro di Documentazione “Giuseppe Impastato”, si impegnò anche in politica: consigliera comunale per i Verdi e assessora a Palermo con la giunta Orlando, nel 1991 fu eletta deputata all’Assemblea regionale siciliana con La Rete. Delusa dal mancato cambiamento sociale della sua città, si trasferì a Parigi nel 2003: ma il richiamo di Palermo era troppo forte e tornò dopo un paio di anni.
Protagonista di documentari e al centro di una miniserie: una vita da film
Una biografia da film quella di Letizia Battaglia. Presente nel documentario di Franco Maresco La mafia non è più quella di una volta, presentato alla 76esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, la fotografa è stata nel 2019 protagonista del documentario Shooting the mafia, realizzato da Kim Longinotto. E la sua storia, l’anno scorso, è stata poi raccontata nella miniserie Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa, in cui a darle il volto è stata Isabella Ragonese. Tag43 vi dà il buongiorno con una clip del documentario Shooting the Mafia del 2019 in cui Battaglia racconta le sensazioni provate nel fotografare i boss.