Il 12 maggio 1995 ci lasciava Mia Martini, una delle voci più belle e intense della musica italiana. Nata a Bagnara Calabra il 20 settembre 1947 e seconda di quattro sorelle (Leda, Loredana e Olivia), Domenica Rita Adriana Bertè, detta Mimì, dopo essersi esibita in feste a balere a Porto Recanati dove la famiglia si era trasferita, nel 1962 convinse la madre ad accompagnarla a Milano in cerca di un’audizione. Divenne così una ragazzina yéyé, secondo la moda musicale del momento, sul modello di Sylvie Vartan e Françoise Hardy. Nel 1963, la giovanissima Mimì Bertè incise con il suo vero nome i primi 45 giri su etichetta CAR Juke Box. A regalarle una certa notorietà però furono le canzoni Il magone e Ed ora che abbiamo litigato, presentata nel 1965 a Studio Uno. Il cliché scanzonato che le era stato cucito addosso però non funzionava con la sua vocalità blues.

Il trasferimento a Roma e il trio con la sorella Loredana e Renato Zero
Trasferitasi a Roma con la madre e le sorelle, tentò di farsi nuovamente strada formando un trio assieme alla sorella Loredana e al suo amico Renato Fiacchini (Renato Zero), guadagnandosi da vivere lavorando presso il sindacato dei cantanti e dei cantautori. Fondamentale per la sua carriera l’incontro con l’avvocato Alberigo Crocetta, produttore e scopritore di talenti come Patty Pravo e Mal, nonché fondatore del Piper. Fu infatti Crocetta a lanciarla sul mercato internazionale con lo pseudonimo Mia Martini (‘Mia’ come Mia Farrow e ‘Martini’ come il noto brand, all’epoca una delle tre parole italiane più conosciute al mondo dopo spaghetti e pizza). Con il nuovo nome d’arte incise nel 1971 il primo brano: Padre davvero. Il testo sul conflitto generazionale tra padre e figlia fu però giudicato “dissacrante” e subì la censura radio-televisiva. Ma l’interpretazione, assolutamente innovativa, riscosse comunque parecchio interesse, tanto da ottenere la vittoria al Festival di Musica d’Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio. Sul retro di questo primo 45 giri c’era Amore.. amore.. un corno, altro brano d’impatto scritto da un giovane Claudio Baglioni e da Antonio Coggio. Lo stesso Baglioni scrisse anche Gesù è mio fratello, canzone che inaugurò il filone spirituale di Martini, e Lacrime di marzo, entrambi i pezzi contenuti nell’LP Oltre la collina.

I primi grandi successi: da Piccolo uomo a Minuetto
Il primo grande successo fu Piccolo uomo, scritta da Bruno Lauzi e Michelangelo La Bionda, su musica di Dario Baldan Bembo inizialmente destinata ai Cameleonti. La canzone venne presentata al festival Pop, Beat, Western Express di Londra il 26 maggio 1972 e passò numerose volte in radio alla trasmissione Alto Gradimento condotta da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, per vincere poi il Festivalbar di quell’anno. Nel 1973 invece fu la volta di Minuetto, composta sempre da Baldan Brembo su testo di Franco Califano, con cui vinse il suo secondo Festivalbar. Ai cori, in sala d’incisione, presero parte anche Bruno Lauzi, Loredana Bertè e l’allora fidanzato Adriano Panatta. Seguirono i successi Ma quale amore, scritta da Antonello Venditti e Franca Evangelisti, La malattia, sul tema della tossicodipendenza, e Dove il cielo va a finire, probabilmente uno dei brani più belli e significativi della sua carriera, scritto da Maurizio Fabrizio. A fine 1974 Mia Martini registrò il suo primo special televisivo, intitolato Mia, con Gabriella Ferri e Lino Capolicchio il quale nella sua autobiografia rivelò di aver avuto in quel periodo una relazione con la cantautrice rotta perché non seppe lasciare la moglie e il figlio.
Il sodalizio artistico e sentimentale con Ivano Fossati
Dopo il passaggio alla Rca, la Ricordi la citò per inadempienza contrattuale. A Mia Martini furono sequestrati i beni e tutti i guadagni e fu costretta a pagare una penale da 90 milioni di lire. Cominciò però allora la collaborazione con Charles Aznavour che l’aveva notata durante un concerto in Francia. Il celebre cantautore la volle con sé per una serie di spettacoli. Sempre nel 1977 venne scelta per rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest con Libera, singolo che ebbe un buon successo malgrado il 13esimo posto ottenuto nella kermesse. Nello stesso anno incise una delle sue più note interpretazioni, e cioè Per amarti, inizialmente pensato per Ornella Vanoni da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio (gli stessi autori che anni dopo firmeranno anche la celebre Almeno tu nell’universo). All’omonimo album collaborò per la prima volta con Ivano Fossati con cui iniziò un sodalizio artistico e un legame sentimentale decisivi per la sua vita e la sua carriera. Con la Warner Bros, dopo aver lasciato la Rca, uscì prima Vola (di Ivano Fossati), poi Danza che contiene il capolavoro La costruzione di un amore.

Le maldicenze e l’allontanamento dalle scene
Nel pieno del successo, cominciarono a diffondersi voci sul fatto che Mia Martini portasse jella. Nonostante tutto nel 1982 tornò a Sanremo con E non finisce mica il cielo, sempre di Fossati, con cui vinse il premio della critica. Premio che dopo la sua morte diventerà Premio Mia Martini. Solo un anno dopo, a causa delle maldicenze e della fine della storia con il cantautore, decise di ritirarsi dalle scene. «La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia», raccontò in una intervista a Epoca del 1989. «C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi».

Il ritorno con Almeno tu nell’universo
Proprio in quell’anno però il musicista e discografico Gianni Sanjust, che molti anni prima aveva seguito il suo percorso artistico alla Ricordi, la riportò sulle scene recuperando per lei un vecchio brano, scritto proprio per lei da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972, e rimasto tuttavia inedito. Era Almeno tu nell’universo con cui vinse ancora il premio della critica a Sanremo. Nel 1990 all’Ariston bissò il successo dell’anno precedente con La nevicata del ’56. Seguì Cu’mme di Enzo Gragnaniello con Roberto Murolo. Nel 1992 tornò ancora a Sanremo con Gli uomini non cambiano con cui conquistò il secondo posto. Recuperato il rapporto con la sorella Loredana, accettò di presentarsi con lei a Sanremo con Stiamo come stiamo, brano ‘evento’ che però non ottiene il successo sperato. Nel 1996 era prevista una collaborazione con Mina. Le due artiste erano legate da un legame di amicizia e stima tanto che fu proprio Mina, a pochi mesi dalla scomparsa della collega, la prima a dedicarle un omaggio discografico nell’album Pappa di latte, dove è inserita una sua personale versione di Almeno tu nell’universo.
Tag43 ricorda Mia Martini dandovi il buongiorno con E non finisce mica il cielo in versione live.