Oggi 10 febbraio si celebra il Giorno del ricordo per non dimenticare la tragedia delle foibe e l’esodo giuliano dalmata seguito alla firma del Trattato di pace di Parigi tra l’Italia e le potenze alleate.

Tra gli italiani che nel 1947 furono costretti a lasciare l’allora Jugoslavia c’era anche la famiglia di Sergio Endrigo che, da profugo con la madre (il padre era morto nel 1939) si trasferì prima a Brindisi e poi a Venezia. Vicende che raccontò anni dopo in 1947. «Non so perché stasera penso a te», canta Endrigo, «Strada fiorita della gioventù/Come vorrei essere un albero che sa/Dove nasce e dove morirà».
Kud provi ovaj brod, il ricordo dell’esodo nascosto in versi d’amore
C’è però un altro brano interpretato da Endrigo che, seppur non esplicitamente come 1947, sembra evocare l’esodo: Kud provi ovaj brod (Dove va questa nave), scritto da Arsen Dedi, suo caro amico, con lo pseudonimo di Luka Juras. Versi d’amore che Endrigo cantò al Festival della musica leggera di Spalato – una sorta di Sanremo jugoslavo – del 1970, dunque sotto il regime di Tito, insieme con la collega Radojka Šverko. La canzone, che parla di persone che si mettono in viaggio su rotte ignote («Qualcuno forse sa cosa nasconde il mare? Dove conduce questa rotta? L’unica cosa che so è che non ci sarà ritorno»), venne interpretata da Endrigo in croato in un modo così struggente che a molti spettatori sembrò evidente che parlasse d’altro. «Radojka Šverko cantò una classica canzone d’amore, con una melodia e un testo eleganti, facendo sfoggio della sua voce potente», ha scritto nel 2012 lo scrittore e giornalista bosniaco Miljenko Jergovi. «Sergio Endrigo, piano e tremante, come se stesse per piangere, cantava tutt’altra cosa». Tag43 vi dà il buongiorno proprio con Kud provi ovaj brod.