Il primo novembre 2009 moriva a Milano Alda Merini, la poeta – al maschile, come si definiva lei stessa- dei Navigli, dove nacque e passò gran parte della sua vita. Nata il 21 marzo 1931 – «Sono nata il ventuno a primavera/ ma non sapevo che nascere folle/ aprire le zolle /potesse scatenar tempesta», recita una poesia della raccolta Vuoto d’amore – ora riposa accanto a Giorgio Gaber al Famedio del Cimitero Monumentale.
Alda Merini: la follia, l’amore e Milano
Alda Merini ha cantato l’amore, il rapporto viscerale e non sempre semplice con la sua città e anche la follia. I primi disturbi cominciarono a manifestarsi già nell’adolescenza sotto forma di crisi mistiche. Segnata dai tradimenti del primo marito Ettore Carniti, dalla solitudine, da maternità complicate (ebbe quattro figlie Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta allevate da altre famiglie e poi ritrovate), trascorse quasi 18 anni di manicomio, molti dei quali al Paolo Pini, l’ospedale psichiatrico milanese da cui entrava e usciva ora diventato un parco. «Ma io laggiù non ci ho mai più messo piede, ho paura. Terrore purissimo», confessò in una intervista a Repubblica del 2006. Dolori che Merini tradusse in versi ne La pazza della porta accanto, La vita facile, Ballate non pagate e soprattuto in quello che è considerato il suo capolavoro, La Terra santa con il quale vinse nel 1993 il Premio Librex Montale. Oltre che di Montale, Merini fu amica anche di Salvatore Quasimodo mentre Pier Paolo Pasolini agli esordi l’aveva affettuosamente definita «la ragazzetta di Milano». E a Milano Alda Merini dedicò questi versi: «Non è che dalle cuspidi amorose/crescano i mutamenti della carne,/Milano benedetta/Donna altera e sanguigna/con due mammelle amorose/pronte a sfamare i popoli del mondo,/Milano dagli irti colli/che ha veduto qui/crescere il mio amore/che ora è defunto./Milano dai vorticosi pensieri/dove le mille allegrie/muoiono piangenti sul Naviglio». Tag43 vi dà il buongiorno con alcuni minuti del docu-film La pazza della porta accanto (2013) di Antonietta De Lillo.